Marco Fassone è costretto a fare i conti con la Uefa per il FPF del Milan, il cui business plan è stato rispedito al mittente proprio dall'organo di governo europeo: "Milan rimandato a ottobre. Niente «voluntary agreement», non esistevano proprio le condizioni - scrive la Gazzetta dello Sport, ma s’era capito da giorni. Se ne riparla nella prossima stagione, con nuovi dati sul bilancio e nuove informazioni sulla proprietà cinese insediata di recente (e che quindi, per Nyon, merita comprensione). Il fair play Uefa ha regole e parametri nei quali il club rossonero ancora non si incastra, cominciando dal deficit elevato che il piano d’investimenti non riesce a coprire. La formula ufficiale, quella Uefa, è che «il Milan ha rinunciato alla sua richiesta iniziale e l’ha sostituita con una nuova domanda», alla quale Nyon risponderà da ottobre in avanti. Naturalmente è concordata: in realtà è stata l’Uefa a rispondere negativamente, suggerendo al Milan di ripresentarsi da ottobre in avanti piuttosto che vedersi rifiutata la domanda. Ora comincia il conto alla rovescia".
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Nel dettaglio: "Intanto il deficit è ben lontano dai parametri Uefa (30 milioni nel triennio). Inoltre non sono sufficienti né il piano investimenti presentato (ricavi lontani dal coprire le spese) né le informazioni sulla nuova proprietà: il tempo dall’insediamento è troppo breve. L’Uefa vuole capire meglio disponibilità, solidità e intenzioni dei proprietari che però non possono – questa la filosofia – scontare tutti gli errori del passato. Quindi Nyon offre una certa elasticità. Sarebbe stato molto peggio con Berlusconi ancora al comando".
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