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Lunga intervista di Sky Sport fatta da Massimo Ambrosini a Zlatan Ibrahimovic:
"Qua mi sento a casa, non ho fretta di andare a casa perché sono già a casa. Ero qua 10 anni fa con grandi giocatori. Galliani? Era venuto a Barcellona, si è tolto la giacca e mi ha detto: 'Non torno a Milano senza di te'. A Barcellona era un momento così, c'erano parole diverse da uno e dall'altro, non ho ancora risposte di quale fosse il vero problema. Se ci sono problemi, si risolvono: sono stato uomo, se non so qual è il problema, me ne vado. C'era il Milan e altre squadre, ma conosco Milano dai tempi dell'Inter e se ti chiama il Milan non puoi dire no".
MILAN - "Mi piace, è una sfida: quando gente mi parla contro mi dà adrenalina per convincere e dimostrare che non è come dicono. Dicevano, la prima volta, che non era una squadra per vincere e abbiamo vinto nel 2011. Dieci anni fa la situazione era diversa, oggi la sfida è diversa. Dicevano fosse impossibile, ma queste sfide mi caricano. Vale ancora di più di entrare in una squadra top qui ora è il contrario: far capire ai giocatori di poter andare al top. Non ho mai avuto paura, come quando ho firmato per lo United. Faccio il contrario di quello che dicono".
CAMBIAMENTO - "La prima volta che ero al Milan ero un altro tipo di giocatore, dieci anni fa andavo basso per portare il pallone ma oggi penso: 'Se torno indietro, perdo energie e non aiuto la squadra come posso'. Dieci anni fa c'erano giocatori di qualità, personaggi, il Milan aveva più status e c'erano giocatori con ego diversi, adesso ho più esperienza e mi adatto all'avversario. Quando sei giovane, sei più rock and roll, ora capisco meglio le situazioni. I compagni mi dicono di far vedere la squadra e noi ti seguiamo. Se chiedo tanto alla squadra? Sì. Se accetto un passaggio sbagliato? No".
SEEDORF - "Mi caricava, aveva un grande carattere ed è stato uno dei più forti nel suo ruolo. Seedorf rispondeva, mi piaceva, non dico che ho sempre ragione però dico la mia visione e poi qualcuno dice la sua. Poi questo fa parte della squadra, ricordo poi di aver vinto il 95% delle partitelle, lo spogliatoio era una guerra dopo. Fisicamente ora sto meglio".
MILAN DI ADESSO - "Il Milan di adesso mi piace, il mister ha trovato un modo per far uscire il massimale delle mie qualità. Mi mette nelle condizioni di giocare per fare il meglio per aiutare la squadra. Pioli mi chiede tanto per la squadra ma come lo fa con tutti gli altri. Pretende tanto da me, io voglio giocare sempre. A volte dico che è meglio riposare ma lui mi dice di giocare 45' e poi vai fuori. Se me lo chiede, lo faccio perché ho una responsabilità verso i compagni. Lo sento tanto questo senso di responsabilità, questa sensazione mi piace. La squadra ha tanta fame, voglia e stiamo facendo bene. Non ci sono sogni o obiettivi, ce lo giochiamo partita per partita. Io ce l'ho il mio obiettivo, per la squadra fare il meglio possibile e dell'anno scorso ma non parliamo di arrivare ad un posto specifico, la squadra è giovane e non hanno avuto questo feeling di vincere qualcosa. Non hanno questo pensiero di avere un obiettivo, non bisogna rilassarsi ma continuare così".
INTEREJUVE - "Non siamo come Inter o Juve che hanno tanti giocatori disponibili per fare tante cose, abbiamo una squadra giovane. Qualcuno forse non è pronto per giocare tutte le partite, a qualcuno manca qualcosa. Dobbiamo vincere se vogliamo qualcosa, una cosa è giocare, un'altra è vincere per arrivare all'obiettivo. Questa squadra non è abituata a giocare per vincere, come è avvenuto nel preliminare di Europa League".
CHAMPIONS - "Penso che possiamo meritarci di andare in Champions, non è solo talento o sacrificio. I dettagli fanno la differenza".
BOSS - "Sembra che sono un boss o un presidente, non è così: si può discutere. Non va bene avere persone che dicono sempre sì, è importante".
LAST DANCE - "Mi piace, di me hanno tanto che è difficile giocare con me, quando sono andato via da una squadra tanti giocatori hanno detto che è difficile giocare con me, che li ho attaccati. Quando è uscito Last Dance ho detto che è l'esempio perfetto, è tutta mentalità vincente. Non dico che sono Jordan, il modo di lavorare è importante, fare cose per vincere. Mentalità differente, metto tanta pressione, chiedo tanto ma non accetto un pallone sbagliato, se siamo a questo livello e giochi nel Milan, non si può accettare. Se non vincere, portano un altro per vincere, è normale. Faccio tutto perché si vinca, quando sbagli è normale".
PALMARES - "Se ho vinto quello che ho vinto c'è un motivo, non sono tanti a restare in un livello top per così tanto bene. A questo livello, o mangi o ti mangiano: io ho scelto di mangiare".
FUTURO - "Quando smetto? Ho due figli, due vite in una sola vita. Devono capire come funzionano le cose. Disciplina, rispetto e sacrificio e lavorare tanto. Piccoli tanto, così si costruisce. Non penso di fare l'allenatore, esserlo è una cosa stressante. Soprattutto quando sei stato un calciatore. In campo poi, dare comandi a giocatori che non riescono a fare quello che chiedo. Ma non dico sì o no. Ci sono giocatori che non accettano di essere finiti, Totti invece ha smesso quando il fisico ha detto stop".
MANCHESTER UNITED - "Avevo scelto di andare in America dopo l'infortunio, ho ricominciato da zero e ho detto a Mourinho di non convocarmi più. Ho ritrovato entusiasmo e ho firmato per 6 mesi, ho avuto visione e fiducia ma non sapevo come avrebbe risposto il mio fisico. Sono realista, è tutto ego. Quando sono arrivato qui a gennaio, c'è voluto che entrassi nel ritmo. Allo United, dopo l'infortunio, ho pensato ad un nuovo capitolo ma mi sono sentito sempre vivo, devo continuare fino a quando posso giocare. Devo ringraziare il calcio, senza il calcio chi sono? Quando smetti di fare una cosa di 20/25 anni è difficile pensare ad altro".
PIOLI RICONFERMATO - "Non ho scelto io di continuare. Dopo l'estate ho detto 'Non continuo, ho detto basta. Dicevo: 'I sacrifici che devo fare... La famiglia è importante, la famiglia vive in Svezia, se faccio un altro anno come questi 6 mesi no'. Pioli mi ha detto ok, ti rispetto, va bene. Lui mi ha richiamato il giorno dopo, abbiamo fatto un'altra riunione il giorno dopo e mi ha detto che non è così semplice. 'Tu devi rimanere, se tu non rimani sarà un'altra cosa'. Ho detto allora 'ho deciso e vediamo', dopo le vacanze ho deciso. Il contratto poi non è importante, a quest'età mi serve solo rispetto e valori nelle situazioni. Non volevo avere rimpianti, ho parlato con la famiglia e ho deciso di andare avanti. Quando ho firmato per il Milan a gennaio ho detto 6 mesi e poi vediamo. Non so come sto fra sei mesi, per essere onesto per loro e per me".
COVID - "Quando sono arrivato a Milano, Milano era meglio di 10 anni fa. Poi è arrivato il Covid, mi dispiace perché la città soffre senza turisti".
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