le rivali

Il Giornale: “Rafa Benitez, un malcapitato nella storia dell’Inter”

Ha accettato di caricarsi sulle spalle l’Inter dopo la dipartita di uno che si chiama Josè Mourinho. Ha cercato di dare alla squadra una sua fisionomia, ma gli infortuni e un mercato da zero acquisti non l’hanno aiutato. Ha vinto in...

Eva A. Provenzano

Ha accettato di caricarsi sulle spalle l'Inter dopo la dipartita di uno che si chiama Josè Mourinho. Ha cercato di dare alla squadra una sua fisionomia, ma gli infortuni e un mercato da zero acquisti non l'hanno aiutato. Ha vinto in sei mesi una Supercoppa Italiana e soprattutto un mondiale che nella Milano nerazzurra mancava da 45 anni.

Questo è stato riconosciuto a Rafa Benitez, poi gli è stato chiesto il divorzio. E dopo averci messo la firma, con un comunicato di ringraziamenti un po' da contropiede, ha detto addio all'Inter.

Il quotidiano 'Il Giornale' descrive questo gesto come 'un capolavoro di strategia. Il marchio del personaggio, freddo, attento, ironico e velenoso a modo suo".

"Così se n’è andato il tecnico che non piaceva per le mani umidicce, quando salutava. Vabbè, c’è di peggio nella vita. Non piaceva allo spogliatoio, al presidente, al medico, fors’anche al parrucchiere. In sei mesi non c’è stato problema che non fosse addebitabile a Rafa. L’Inter è una casa di vetro e Benitez ogni volta se n’è visto addosso i cocci", scrive in un articolo il quotidiano nazionale.

Già una casa di vetro. Quella nerazzurra è una vita fatta per chi vuole restarci dentro, con tutti gli occhi puntati addosso, sempre sotto stretta osservazione. Quello che vale per la Beneamata non vale per gli altri e poi anche viceversa.

Il signor Rafa entra nella storia della (prima) squadra di Milano. "Non è stato una meteora - si legge ancora su ilgiornale.it - ma solo un malcapitato".

Insomma la morale della favola è che è tutta colpa dell'Inter, della società, dei tifosi nerazzurri che non lo osannavano troppo. Di quel Massimo Moratti che non ama "essere inchiodato, senza possibilità di fuga dalla realtà".

Perché per pignoleria, l'allenatore spagnolo, usava appuntarsi tutto di tutti. "La sua chiarezza programmatica - dicono a 'Il Giornale' - non deve essere andata a genio al presidente. Il tecnico ha l’abitudine di scrivere su un libretto tutto quanto riguarda il lavoro: ora, data, parola per parola i discorsi a dirigenti, giocatori, staff. E quando qualcuno contesta, tira fuori il libretto e legge: 'All’ora tale del giorno tale, tu hai detto questo. Io ho risposto questo...'.

E forse si, per questo alla fine la storia si è chiusa. La colpa è di Moratti? Forse, pure sua. Ma il presidente dell'Inter è anche quello che ha imparato come si convive con un allenatore ed ha insegnato ad uno che si fa chiamare Special One che basta rispettare i ruoli, essere chiari (da subito, non dopo una finale) per avere amicizia lunga. Non serve tenersi tutto dentro e poi scoppiare come un temporale in piena estate.

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