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Kakà : “Se vinciamo passeremo un bel Natale. Ecco chi toglierei all’Inter…”

Francesco Parrone

5 ottobre 2003: un ragazzino di 21 anni viene lanciato a sorpresa da Carlo Ancelotti nel derby. Mostri sacri come Rui Costa e Rivaldo finiscono in panchina per lasciare spazio a Riccardino Kakà, il campioncino che lascia tutti a bocca aperta...

5 ottobre 2003: un ragazzino di 21 anni viene lanciato a sorpresa da Carlo Ancelotti nel derby. Mostri sacri come Rui Costa e Rivaldo finiscono in panchina per lasciare spazio a Riccardino Kakà, il campioncino che lascia tutti a bocca aperta segnando il gol del 2-0. Dieci anni e 99 reti dopo, il brasiliano che ha avuto a Madrid una crisi d’identità («sono ancora un giocatore da Pallone d’oro?»), cerca nella sfida con l’Inter di domani una notte di gloria e una rete storica. «Segnare la rete numero 100 nel derby sarebbe il regalo di Natale perfetto».

Che sapore ha questa sfida fra due squadre non più in lizza fra i primissimi posti? «D’accordo, è una gara diversa rispetto a quelle a cui ero abituato a giocare. Ma resta una partita speciale: vincendola avremmo l’occasione di trascorrere vacanze serene».

Chi toglierebbe all’Inter?«Guarin».

Scolari probabilmente sarà in tribuna a vederla. Quanto spera nella convocazione al Mondiale?«So che la mia battaglia è ancora lunga. Sono stato chiamato per due amichevoli, ma poi non sono stato più convocato. La prossima partita sarà a marzo, sto facendo di tutto per andare a Brasile 2014».

La vetrina per i campionati mondiali è una delle ragioni per cui è qui al Milan?«Sì, io volevo giocare con continuità, ma il Real aveva preso giocatori come Isco e Illarramendi e la società aveva chiesto ad Ancelotti di dare spazio anche ai giovani, senza contare che poi sarebbe arrivato pure Bale. Carlo mi disse che se volevo potevo restare ma le condizioni erano quelle. Ho preferito venire qui».

Ora che sta ritornando ai suoi antichi livelli la rimpiangono a Madrid? «Non credo, al Real il ricambio è molto veloce. Anche Ozil che aveva fatto molto bene, è andato via. Poi loro pensano poco a certe emozioni».

Che cosa manca a questo Milan?«La continuità. Non abbiamo la giusta cattiveria in tutte le partite. Non so se è questione di maturità, però dovremmo affrontare le gare più facili con lo stesso atteggiamento dei big match».

Dopo l’infortunio nella gara con il Torino si era autosospeso lo stipendio. Aveva lei stesso dei dubbi sulla sua tenuta fisica? «A Madrid non ero stato impiegato con regolarità. Non sapevo nemmeno in che condizioni ero e dove potevo arrivare. Rimasi molto colpito dopo l’incidente. Ma con il senno di poi credo che quella pausa sia stata utile per effettuare la preparazione che mi era mancata».

È cresciuto Balotelli da quando c’è stato il suo innesto nello spogliatoio del Milan?«Ho notato in questo mese una grande differenza, non solo per il mio arrivo. È un bravo ragazzo, ma forse non è pronto per una grande responsabilità. Deve maturare in tante cose, ha capito che non può fare tutto quello che vuole».

Lei è stato uno dei giocatori ad affrontare gli ultrà nella notte della contestazione. È vero che vi hanno chiesto uno stile di vita da professionisti? «È stata una manifestazione pacifica. Non entro nella questione, di certo io e Abbiati abbiamo trasmesso alla squadra il pensiero dei tifosi e tutti nello spogliatoio ci siamo trovati d’accordo con le parole dei ragazzi della curva».

Come si trova nel ruolo di chioccia in mezzo a tanti giovani? Forse sarebbe stato necessario trattenere qualche altro giocatore esperto? «È bello poter insegnare qualcosa. Però ricordiamoci che quando abbiamo vinto la Champions nel 2003, Pirlo era un ragazzino. Ora abbiamo un giovane come Poli, magari tra qualche anno sarà un campione. Lasciamoli crescere».

Quando ha accettato di venire al Milan si aspettava un inizio di stagione così travagliato? «Alcuni risultati nessuno se li attendeva. Io sono abituato a vincere, ma so che questo è un momento di cambiamento. Anche i tifosi ne sono consapevoli: vorrà dire che prenderemo la rincorsa per saltare ancora più in alto».

Come vive questo passaggio generazionale agli alti piani societari? «Mi sembra una fase normale. Barbara e Galliani sono due persone che vogliono bene al Milan, troveranno le migliori soluzioni per la società. Galliani ha tanta esperienza ed è uno dei più forti al mondo, Barbara invece ha le idee. Piuttosto mi piacerebbe vedere più spesso il presidente qui, dà una carica in più alla squadra».

Il Brasile è pronto per ospitare una grande manifestazione come il Mondiale, che inizia fra sei mesi?«I brasiliani sono felicissimi di questo ma a me piacerebbe che oltre all’evento sportivo restassero per il popolo delle infrastrutture. Penso alle strade, agli aeroporti, ai mezzi pubblici. Invece di questo per i miei connazionali resterà poco».

Il Milan è la sua ultima squadra?«Non so, mi auguro di restare qui per tanti anni. Non penso di andare a giocare nel mio Paese, forse sarò in Usa fra qualche anno. Al momento il mio futuro è incerto».

Seedorf è il principale indiziato a sedere sulla panchina del Milan. Come lo vede nella nuova veste? «Tutto ciò che Clarence fa, lo fa al meglio. Non so cosa potrò succedere, di certo è un ragazzo molto intelligente. Secondo me come allenatore farà benissimo».

Come finisce domani sera? «Dobbiamo maturare, non so se vinciamo ma sono certo che faremo una partita di carattere».