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le rivali
Il terzino rossonero Ricardo Rodriguez, dalla pagine de La Gazzetta dello Sport ha analizzato il derby di domenica sera:
Domenica c’è Inter-Milan: niente inno ma emozioni doppie.
"Sicuro, il derby è speciale. Quando ero piccolo lo Zurigo era la mia squadra preferita assieme al Valencia e i derby col Grasshoppers erano sentiti: lo stadio pieno, i fumogeni. A me piace se la partita è calda".
A Wolfsburg invece i derby sono regionali. Soprattutto, a Wolfsburg giocava Perisic...
"Ivan è fortissimo, è pericolosissimo. È forte, ha fisico, è rapido, salta e soprattutto gioca con due piedi. La sua mentalità mi piace: anche a Milano siamo usciti a mangiare insieme".
Che può fare chi lo marcherà?
"Stargli sempre vicino. E sperare che non sia in giornata".
Abbiamo davvero rischiato di vedere Rodriguez nerazzurro?
"Sì, l’Inter ha parlato con il mio procuratore nella prima parte dell’anno ma il Milan, quando è arrivato, ha chiuso rapidamente. E io sono felice di giocare il derby per il Milan".
Il derby però è fondamentale. Che cosa non sta funzionando?
"Difficile dirlo. Il calcio è così: giorni buoni e altri no. Forse i nuovi vogliono mostrare di essere all’altezza e si mettono pressione: ci sono calciatori che la gestiscono meglio di altri".
Il 3-5-2, il discorso di Mirabelli dopo la Samp, l’allontanamento del preparatore. Attimi delicati?
"Il Milan vuole vincere, è normale che la società intervenga: la vita è così, decidono i capi. Poi non so che è successo con Marra, sono arrivato un giorno e non c’era più. Mai più visto. Mi piaceva, un bravo ragazzo".
Si è parlato della dieta. Troppo?
"Sì, al Milan si può mangiare tutto, anche se io preferisco il latte di riso o di soia".
Ora il campo. Chi è il rigorista?
"Nelle ultime partite io ero il primo e Kessie il secondo. Non so come tirerò, decido all’ultimo istante: è puro istinto".
Ma alla fine, che effetto fa essere al Milan?
"Io quando sono nato ero in pericolo di vita per un’ernia diaframmatica. Mi hanno operato subito: era 50-50 tra vita e morte. Per questo ringrazio Dio, anche per le cose piccole. Ho capito che ci hanno dato questa vita, dobbiamo cercare di essere felici. Siamo qui per questo".
(Fonte: Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 13/10/17)
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