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le rivali
Il patron de Sassuolo, Giorgio Squinzi, ha commentato il flop dell'Italia contro la Svezia, partendo da un'analisi sulla nazionalità dei giocatori delle squadre di Serie A: "Ricordo una partita con l’Udinese dello scorso campionato: noi avevamo nove italiani titolari, loro nessuno. Se andiamo avanti così, sarà sempre più difficile scoprire talenti".
Ma cosa si potrebbe fare? Non è possibile fissare un tetto minimo di italiani.
"Certo: la sentenza Bosman, le leggi comunitarie, va tutto bene. Però si può pensare a qualcosa per limitare gli stranieri e incentivare l’utilizzo degli italiani. E la cosa paradossale della vicenda sa qual è?".
Qual è?
"Che avevamo in campo più italiani di tutte le altre squadre, ma i nostri giocatori sono stati praticamente ignorati dalla Nazionale".
Pronti via, appena arrivato Ventura ha detto che nel 3-5-2 che aveva in testa non ci poteva essere spazio per Berardi. Un po’ come è successo con Insigne...
"Lasciamo perdere, ci sono stati anche giocatori schierati fuori ruolo. E devo dire che nella squadra vista in campo contro la Svezia uno come Politano avrebbe fatto la sua bella figura. Per non parlare di Magnanelli o Missiroli. O anche di Acerbi".
Ora è facile sparare sull’ex c.t., non serve neanche prendere la mira.
"Non ho condiviso la scelta di Ventura sin dall’inizio, l’ho sempre considerato inadeguato per ricoprire un ruolo così importante. I fatti alla fine hanno dato ragione, a me e a tanti altri".
Doveva dimettersi?
"Dopo un risultato del genere, sarebbe stato un gesto apprezzato e dovuto".
Cosa ne pensa di Tavecchio?
"Non mi sentivo e non mi sento rappresentato da lui: ha ragione Malagò, doveva lasciare. Credo che il nostro calcio possa esprimere personaggi di livello più alto".
Il problema è anche che si sono troppe squadre professionistiche? Bisogna ridurle?
"Non ho un’idea precisa a riguardo, non so se la Serie A potrebbe diventare più competitiva con 18 invece che 20 squadre. Forse sì, ma il problema non mi sembra questo".
Come si può cambiare la Lega calcio?
"Dando più potere e più spazio a manager preparati, cercando di vendere meglio il prodotto della Serie A".
Si spende troppo poco per i vivai?
"Certo, andrebbe investito il 10% del fatturato, non degli utili. I giovani bravi ci sono, ma non li facciamo giocare, si demoralizzano e qualcuno si perde per strada".
Nel decalogo di proposte diciamo anche che servono norme per facilitare la costruzione di stadi di proprietà. Come quello di Juve, Udinese e Sassuolo.
"Si tratta di un’esperienza positiva, perché dà una certa solidità patrimoniale alla società e anche nuove motivazioni ai giocatori".
Si è fatto un’idea di quanto ci costerà il flop dell’Italia che non va al Mondiale?
"Non azzardo numeri, ma è una bella botte di immagine, un danno per tutti: giocatori. società, tifosi, soprattutto sponsor. Penso a chi ha investito molto, come l’Eni e l’Enel. Non saranno felici di una situazione del genere".
(Fonte: Guglielmo Longhi, La Gazzetta dello Sport 17/11/17)
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