Il comportamento di Leao e Theo avrebbe dovuto portare a misure disciplinari severe, come la sospensione dello stipendio o l’esclusione temporanea dalla rosa. Invece, non è stata presa nemmeno una misura punitiva. Ancora peggio è stata la giustificazione fornita dai protagonisti dopo la partita. Come riporta il quotidiano Libero, le loro spiegazioni sono apparse peggiori del comportamento stesso, quasi a prendere in giro i tifosi. Theo Hernandez, parlando a Milan TV, il canale ufficiale della società, ha dichiarato che "non avevano bisogno della pausa perché erano appena entrati", ignorando completamente che il “cooling break” serve all'allenatore per dare indicazioni tattiche. Da parte sua, Fonseca ha minimizzato l'accaduto definendolo un "non-problema" e invitando a "non creare casi inesistenti", quando avrebbe dovuto invece affrontare la situazione con fermezza.
Fonseca ha perso un'importante occasione per affermare la propria autorità. Gli è stata offerta su un piatto d’argento la possibilità di guadagnare credito e leadership, ma l'ha sprecata adottando un atteggiamento troppo conciliante. È proprio per questa sua diplomazia che il Milan lo ha scelto, anche se la squadra aveva invece bisogno di un allenatore che fosse l’esatto opposto: qualcuno con un pugno di ferro, capace di non scendere a compromessi e di ottenere il rispetto immediato del gruppo e di un ambiente che sembra vivere in uno stato di torpore da due anni. Dato che i leader della rosa, Leao e Theo, sono rimasti immaturi e necessitano di una guida decisa, la scelta di un allenatore più rigido e determinato sarebbe stata la mossa più logica. Il caso del cooling break lo dimostra chiaramente.
Sorprende che nessuno della dirigenza abbia preso una posizione chiara sull’accaduto, come se si trattasse di un episodio normale. Nessuno si è fatto avanti per commentare. Ibrahimovic, figura di rilievo del club, non era nemmeno presente a Roma e, secondo alcune voci, sarebbe stato addirittura in vacanza. Questo è particolarmente sorprendente: nel momento di difficoltà di un allenatore che è stato scelto, o quanto meno accettato, dalla dirigenza, la sua assenza è un segnale di disimpegno. Nel calcio, i messaggi impliciti possono essere più potenti di quelli espliciti. Anche De Laurentiis, pur criticato per vari motivi, era sempre presente quando la sua scelta di Rudi Garcia iniziava a vacillare.
L’assenza di Ibrahimovic solleva dubbi, considerando che era presente durante le presentazioni dei nuovi acquisti e dell’allenatore. La scusa del suo contratto “ambiguo” non regge più: anche se tecnicamente è un consulente di Red Bird e non del club, dovrebbe comunque avere un ruolo attivo. Ma al momento, Ibrahimovic sembra più un dirigente di se stesso che del Milan. La pausa per le Nazionali gli offre una settimana intera per smentire questa percezione. Se non lo farà ora, con un calendario impegnativo al rientro (Venezia, Liverpool, Inter), potrebbe essere troppo tardi per cambiare rotta.
(Fonte: Libero)
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