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Pioli: “Io lo stesso di 5 anni fa. Scudetto? Lotta a 5/6. Donnarumma? I fischi…”

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Pioli parla anche di corsa Scudetto: "Il panorama dei pretendenti allo scudetto non è cambiato, saranno in 5 o 6"

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni de il Giornale, l'allenatore del Milan Stefano Pioli ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

«Già a gennaio del 2020 ho colto il cambiamento, coinciso con l’arrivo di Ibra e Kjaer. Durante il lockdown, può sembrare curioso, abbiamo avuto tutto il tempo per entrare in sintonia da remoto. Quando siamo tornati a Milanello, pur dividendo il gruppo in 4 gruppi, la sensazione che abbiamo ricavato è che ci conoscevamo meglio».

Eppure in quelle settimane la sua panchina era in bilico se non già assegnata al tedesco Rangnick...

«Vuole la verità? Io non mi sono mai sentito precario. E sa perché? Perché ho sempre creduto alle parole pronunciate da Gazidis poche ore prima della sfida col Genoa. Disse davanti ai calciatori: “Siamo tutti sotto esame, diamo tutto e alla fine si deciderà, non date retta ai media perché nessuna scelta è stata fatta”. Perciò non mi sono mai sentito fuori dal Milan, nemmeno quando leggevo i titoloni sul tedesco».

È vero che la scoperta di Maignan è sua?

«Quando giochiamo contro un rivale europeo, di solito, noi dello staff vediamo 4-5 partite per capire chi incontreremo. E in quelle partite, Mike mi aveva colpito. Poi quando è arrivato a San Siro, l’ho visto e sentito partecipe con i suoi. Lo abbiamo fatto seguire poi dai nostri preparatori dei portieri che hanno confermato il giudizio. Ora Mike ha dato il 105%, è sempre concentrato, curioso fino a rasentare la diffidenza, vive con intensità non solo la partita ma anche la settimana. È un maniaco della preparazione».

A proposito di contratti il suo scade a giugno prossimo...

«Nella mia testa il contratto con il Milan non ha scadenza. Ho un rapporto simbiotico con Maldini, Massara, Gazidis. Sto bene a Milanello e abbiamo tutti le stesse ambizioni».

Alcuni osservatori sostengono: è un Pioli diverso da quello di 5 anni fa. In cosa è cambiato?

«Non mi sento affatto diverso da quello di 5 anni fa. È vero: la chimica tra le persone aiuta in una squadra di calcio ma quello che conta è sentirti a tuo agio anche nelle discussioni perché al Milan mi confronto con competenze avendo gli stessi obiettivi e indirizzi».

Delle candidate allo scudetto il Milan non è la più attrezzata, forse è quella che gode del miglior clima e della maggiore compattezza interna tra club, area tecnica e tifoseria...

«Il Milan è molto cresciuto ma ha ancora margini di miglioramento ma il panorama dei pretendenti allo scudetto non è cambiato: i candidati sono sempre gli stessi, 5 o 6, con la Juve che tornerà presto sotto, l’Atalanta che è abituata a partenze lente. Sarà fondamentale, per il Milan, dimostrare la qualità decisiva: continuità nei risultati. Per vincere non bastano 18 mesi di eccellenti prestazioni».

Con Leao, Diaz e Tonali avete avuto quello che manca al calcio italiano: la pazienza...

«I giovani calciatori, per sfondare, hanno bisogno di due elementi: il talento - e qui c’è in abbondanza - e il tempo. Non sai mai quando matureranno. Io ho trovato l’8 luglio, giorno del raduno, Leao, Diaz e Tonali, molto diversi da quelli che avevo lasciato il 23 maggio. In estate hanno metabolizzato il lavoro fatto e il salto da fare».

Che modello ha avuto come allenatore?

«Da calciatore ho cominciato con Trap e Bagnoli ma il primo allenatore moderno incontrato è stato Ranieri. Da sempre sono amante del bel calcio e la mia priorità è sempre stata il bel gioco».

Cosa pensa del mondiale ogni 2 anni proposto dalla Fifa?

«Non ho approfondito. So invece che mi piace molto l’attuale format della stagione: 7 partite concentrate in 21 giorni e poi la sosta per smaltire stress e fatica».

I fischi a Donnarumma hanno diviso giornali e opinione pubblica: da che parte sta Pioli?

«Gigio ha dato tutto per il Milan fino all’ultimo giorno e il club ha ricambiato proteggendolo e pagandolo fino all’ultimo giorno. Il presidente Scaroni è intervenuto il giorno prima di Italia-Spagna chiedendo che non venisse accolto con i fischi. Poi entrano in gioco la passione e i sentimenti. L’enorme relazione che c’è tra la tifoseria e il calciatore è fatta di tanto amore ma anche di tanto dispiacere».

Ha qualche sorpresa per l’immediato futuro?

«Non vedo l’ora che recuperino Messias e Bakayoko. Messias ha qualità, è intelligente e stupirà perché è capace di giocare in due ruoli».

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