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le rivali
Non l’avevamo messo in conto. Vittorie come quelle che l’Inter ha conquistato nell’ultimo anno, sono così speciali da allontanare per sempre l’idea che (e invece a volte capita) qualche punto si possa perdere, così come qualche partita. Noi tifosi interisti ci siamo lasciati ingabbiare in uno schema mediatico nel quale chi vince deve vincere sempre e ci siamo scordati le ‘risorse umane’. Abbiamo così dimenticato che la nostra squadra è fatta da uomini con muscoli che possono strapparsi e gambe, che per quanto il cuore possa nasconderlo, a volte si stancano. Dovrebbe essere quantomeno concepibile. Ma quando si parla dei colori nerazzurri e degli interisti, tre sconfitte bastano e avanzano a mandare tutti in panico e a dare a media e avversari la scusa per rifilarci un’antica barzelletta fuori moda.
Poi, però in un mercoledì sera qualunque, basta sedersi di fronte ad uno specchio per ridare il giusto peso alle cose. Rafa Benitez contro il Twente ha sentito la panchina traballare. Mai come in quel momento essere l’allenatore dell’Inter gli sarà pesato così tanto. Proprio come tutte le volte che un qualsiasi tifoso nerazzurro non riesce a reggere il peso della tensione su quello scomodo seggiolino di San Siro e vorrebbe trovarsi altrove, per paura o per amore. Alla fine la panchina di Rafa non salta per niente in un novembre fino a quel momento buio e tempestoso. E non salta perché nonostante i tanti rischi e i tanti gol sbagliati, Cambiasso dà un calcio alla maledetta sfortuna e fa saltare tutti di gioia. Tranne lui.
Non riesce neanche a sorridere l’allenatore spagnolo: sa che quel gol di Esteban è solo un passetto in avanti da sostenere, confermare con la continuità di domeniche più semplici in campionato. E forse poi arriverà anche un sorriso. Deve combattere il tecnico nerazzurro, anche contro chi dice che lo spogliatoio non gli è troppo favorevole. Lo dicono le solite voci provenienti da corridoi che sembrano sempre lontano anni luce da Appiano Gentile. Perché in realtà, parliamoci chiaro, è matematicamente impossibile che a qualcuno dei giocatori interisti sia saltato in mente di giocare male apposta contro Benitez (o chiamare il presidente Moratti perché lo esoneri), perché sarebbe andare contro se stessi, contro l’Inter soprattutto. Zanetti, El Cuchu, Cordoba, Materazzi, Stankovic, in campo mercoledì ci sono stati soprattutto loro. La vecchia, vecchissima guardia nerazzurra. Sono le stesse facce di sempre. Ma secondo voi, potrebbero mai giocare a sfavore dell’Inter uomini così?
I limiti sono tutti negli infortuni (e nella rosa paradossalmente troppo corta): contro il Twente il cuore s’è visto, la voglia di ricominciare pure, innegabilmente. 'Come a dire non siamo guariti del tutto, ma ci siamo, siamo qua e non abbiamo nessuna intenzione di mollare. Perché siamo umani, ma siamo soprattutto interisti, come tutti voi'.
Già, interisti. Come tutti noi. Anche il signor Rafa adesso lo è. Magari non salta con la curva, non fa parlare troppo di sé, non fa battute ad effetto e ha un pessimo gusto nello scegliere il colore della cravatta. Ma è là, su quella benedetta e maledetta insieme panchina, non a Madrid. E va ringraziato per questo, per essersi unito alla nostra battaglia solita contro il resto del mondo. Quanti di voi, in coscienza, avrebbero preso il posto di Mourinho, dopo tutto quello che ha vinto? Un’operazione complicatissima: sostituirlo sulla panchina è difficile, nei cuori nerazzurri è impossibile. Ma Ben s’è caricato ‘sto sacco sulle spalle e ha deciso di portarlo (con le sue guanciotte da babbo natale) cercando di dare un gioco alla squadra. E quando tutti i nerazzurri erano in campo, qualcosa di buono s'è visto. Serve molto più coraggio di quanto non sia stato detto ad essere Benitez adesso. E questo basta e avanza per spingere il popolo nerazzurro verso l’unica direzione che può e dovrebbe prendere: stringersi intorno a lui e intorno ai suoi ragazzi. Perché sono gli stessi che hanno fatto l’impossibile.
In fondo quando il caro vecchio Mou se n’è andato una cosa l’ha detta: “E’ la dimensione dei giocatori (e dei tifosi) che costruisce la forza di un tecnico. L’Inter fa fatto di me un allenatore più bravo e farà lo stesso con un altro”.
Pensandoci un attimo, onestamente, siete riusciti a trovare un solo buon motivo, reale (che non sia 'lui non è mourinho') perché 'quell’altro' non possa essere Rafa Benitez? Io no.
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