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le rivali
Bel pezzo di Gabriele Romagnoli su La Repubblica di oggi che ha come leitmotiv Adriano Galliani e la sua euforia post-Balotelli: «Tutte le cronache del lunedì dallo stadio Meazza di Milano contengono la stessa frase: Adriano Galliani è euforico. Qualunque sia la causa, l’effetto è che è stato proiettato in un mondo parallelo in cui, sono straparole strasue: «Il Milan assomiglia al Barcellona», «Balotelli ha il carisma di Ibrahimovic» e «Allegri ricorda Ancelotti». Solo Galliani è rimasto Galliani, inamovibile come un’antenna, aspettando il primo comico che gli monti un guardrail di finto pelo sulla testa e gli faccia dire: «Anch’io ho fatto la cresta!». Nell’attesa, esulta. L’uomo che l’anno scorso voleva stravendere Pato ma non l’ha potuto fare si è finalmente preso la sua rivincita, facendo ingoiare al capo il boccone marcio. Non era la mela amara? E chi l’ha detto? Il capo non sbaglia mai, anche quando lo fa. Nessuno lo sa meglio di lui. Adesso però è il tempo dell’euforia. E vai con i paragoni. Il primo è il più bello. Rispunta spesso. Per la precisione: ogni volta che il Milan deve incontrare il Barcellona. Peccato che, negli ultimi tempi, poi passi il turno il Barcellona. L’anno scorso il capo aveva detto che, prendendo i giocatori singolarmente, le due squadre erano alla pari, anzi era meglio il Milan. Lasciando intendere che se la somma degli addendi era diversa, la colpa era del professore e della sua lavagna. Galliani fa qualche precisazione. Il Milan è come il Barcellona “ora”, “in attacco”, “ma senza Messi”. Che matematicamente tradotto significherebbe: 3 a 1 per loro. Poi ci si può sempre mettere “il destino” ieri evocato come allenatore finalmente sensato, capace di lasciar fuori Pazzini all’ultimo e mandare dentro quell’ira di Dio che ha segnato una doppietta. Chi? Quello che assomiglia a Ibrahimovic, solo abbronzato. In che cosa gli somiglia? Nel carisma. Uno può sperare che Balotelli faccia gli stessi gol dello svedese, ma che abbia un carattere opposto. Galliani no, si coccola la ribalderia, lui lo vuole così: egoista, attaccabrighe, squalificato. Ha un debole per l’uomo forte, sennò come avrebbe tollerato una vita con il capo? In primis. Il capo fa politica, Galliani fa cassa. Quello invoca l’etica e Galliani domanda: «Quanto ci costa?». Se la risposta è: «Troppo», lascia stare, convince il superiore, che non dev’essere poi questa gran fatica. Da sempre il sospetto è che i due recitino, tipo poliziotto buono e poliziotto cattivo.Io dico che quella cosa è inammissibile, tu la fai, poi andiamo al bar e ci facciamo una risata alle spalle di tutti quelli che cihanno ascoltato. Di solito ogni volta che nomino il Milan in questa pagina emette fatwa per questo giornale e per tutti quelli su cui ho scritto, che ho letto o con i quali ho pulito i vetri. Sembra Khomeini, ma non lo è, giusto? Ci vediamo a Milan-Barcellona. Che poi alla fine, quando si scambiano le maglie, son più o meno la stessa squadra. Anche se la migliore avrà vinto».
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