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"Rabiot sceglie di restare nel club in cui è cresciuto di più, con l’allenatore che lo ha valorizzato meglio, con i tifosi che l’hanno apprezzato, con i compagni che più fanno squadra e nella città diventata una seconda casa. Non giocherà la Champions League e forse nemmeno la Conference League. Eppure ha deciso di restare alla Juventus malgrado un paio di ottime proposte inglesi e l’ormai affollatissima slot machine milionaria dall’Arabia".
"Ci ha pensato qualche settimana, aspettando che la conferma di Allegri fosse sicura. Poi ha deciso con il cuore e soprattutto con la testa, mescolando tante cose importanti per la sua carriera da calciatore, la stima dell’allenatore in primis. Nel rispetto del suo passato ha dimostrato senso di appartenenza con una spruzzatina di riconoscenza nei confronti di chi l’ha stipendiato nei quattro anni più complicati della recente storia juventina. In prospettiva futura si è accordato per una sola stagione, rinviando di qualche mese l’analisi di ambizioni e prospettive sia singole che di squadra".
"È facile riassumere con semplicità la sua scelta: ha fatto bene. Eppure sembra ci sia pudore a dirlo e/o scriverlo. Un esempio da esibire a giocatori e allenatori e dirigenti e perfino tifosi. Con rispetto di tutti e senza giudicare nessuno, Adrien Rabiot ha dimostrato che giocare con la testa significa far gol da corner ma anche volare più alto dei soldi. E giocare col cuore non vuol dire baciare lo stemma (qualunque esso sia) ma piuttosto abbracciare un concetto di squadra (qualunque essa sia) che è molto più ampio di un selfie di spogliatoio a uso e consumo dei social".
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