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le rivali
Il Milan è uscito dalla Champions così come la Roma. Martedì prossimo tocca all'Inter e anche se i venti le soffiano contro, c'è ancora da aspettare per capire cosa succederà in quel di Monaco di Baviera. Questa mattina i giornali italiani non possono fare a meno che parlare di un calcio nazionale 'depresso'. Pure SportMediaset che affida l'angolo 'opinioni' (di ControCampo) a Roberto Omini parla della debacle rossonera e di una squadra che "al massimo - scrive il giornalista - ha accarezzato l’idea di fare un gol, dunque di portarsi in parità con un Tottenham minore, ovvero assai meno di qualità rispetto a quello affrontato dall’Inter. E, soprattutto, la morale è del tradimento perpetrato da Zlatan Ibrahimovic".
Lo svedese è finito, inevitabilmente, sul banco degli imputati. Aveva lasciato la sponda nerazzurra di Milano per vincere con il Barcellona la Champions e quando s'era sentito di troppo tra tutti quei marziani blaugrana, aveva scelto il Milan, giurando a se stesso e ai milanisti 'sono qui per vincere tutto'.
"Ha fatto arrabbiare Capello (Juve), infuriare Moratti (Inter) e Guardiola (Barcellona), oggi il Milan lo capisce (forse) e lo perdona (forse), ma è indubbio che il grande imputato europeo sia Ibrahimovic. Senza dover raccontare ai tifosi, agli amici e a chi di dovere che è meglio parlare di scudetto", si legge nell'articolo scritto da Roberto Omini.
Quelli che se escono dalla Coppa pensano al campionato e puntano alla Coppa quando lo scudetto diventa irragiungibile, avevano preso Ibra per ricominciare a pensare in grande, a quel 'dna europeo' sempre in vetrina nelle parole di dirigenti e presidente.
"Lo scudetto sì, è una splendida avventura: però un’avventura minore. E ingaggiando Ibrahimovic - conclude l'editorialista di sport.mediaset - il Milan aveva cominciato a (ri)pensare in grande e oggi non può consolarsi. Basti scrutare il pianto di Clarence Seedorf, a Londra: lui che di Champions è un maestro". Il più bersagliato dai tifosi milanisti, al contrario di Zlatan Ibrahimovic, il primo della classe, che si consola così: "Ci riproviamo l'anno prossimo, avremo una squadra ancora più forte".
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