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mercato nerazzurro
Una rivoluzione ricca di concetto - portata avanti dalla società - seguendo le linee guida del capo cantiere, Roberto Mancini. Un riassestamento delle zolle, come a seguito di un terremoto quasi annunciato, che all’Inter ha portato in dote undici volti nuovi, molti dei quali (almeno otto) in sostituzione dei titolari della scorsa, deludente stagione. Un tumulto estivo di notevole volume, necessario, soprattutto secondo le indicazioni fornite dall’ultima classifica di campionato, a restituire un’Inter competitiva. Campagna acquisti e cessioni apprezzata anche da gran parte della stampa italiana, che ha offerto ai nerazzurri lo scettro di regina del mercato, riconoscendo il buon lavoro svolto dalla società di corso Vittorio Emanuele. Sia chiaro, nessuna facile illusione, ad agosto non si vincono scudetti e questo lo sanno bene soprattutto ad Appiano Gentile, ma i giudizi della stampa vanno registrati e messi agli atti. Soprattutto dopo mesi di critiche severe, feroci e qualche volta ingiustificate. Ne esce a testa alta soprattutto Erick Thohir, che nonostante i vari tentativi atti a disarcionarlo, ha tenuto salde le redini e gelido il sangue nelle vene. In mesi in cui sembrava mancasse davvero poco a mettere in discussione anche la cittadinanza indonesiana del tycoon, il presidente è rimasto concentrato sulle esigenze esposte dal proprio tecnico, senza mai perdere di vista l’obiettivo. E alla fine lo scopo è stato raggiunto, perché quella che ne esce sembra una squadra molto più adatta alle idee di gioco di Roberto Mancini, tecnico richiesto a gran voce in sostituzione dell'inadeguato Walter Mazzarri. E anche in quel caso Thohir ha capito la situazione e accontentato il popolo, ma spesso la memoria è corta. Nel calcio poi… Ma ti accorgi del buon lavoro svolto soprattutto quando senti sopraggiungere l’invidia del vicino. Il dirimpettaio che vede l’erba del tuo giardino più verde, anche perché quella del proprio sembra ormai arsa da strani giochi di potere. Te ne accorgi quando Galliani, richiamato dal proprio esercito a spiegare il motivo di spese ingenti e ingiustificate, evita la concretezza delle risposte che possono ferire e tira in ballo l’Inter: il vicino dal giardino ever green. “L’Inter ha ceduto i propri big per fare mercato”, ha suggerito il buon geometra alla folla urlante. Dichiarazione fuorviante, che ad una piccola parte di verità, aggiunge una discreta porzione di acredine. Troppo esperto Galliani per non saperlo: il mercato si giudica mettendo a confronto entrate ed uscite, se quella che ne esce è una rosa rinforzata, allora è stato fatto un buon lavoro. É così semplice, impossibile che Adriano non ci faccia caso. Ma torniamo su “l’Inter ha ceduto i suoi big”, perché qui dentro si nascondono più insidie per il Milan che per l’Inter. Per mesi si è detto che quella nerazzurra era una squadra priva di elementi con discreto mercato, poi escono Shaqiri, Kovacic ed Hernanes (il pacco rifilato da Lotito che si trasforma in big. Meglio della zucca che diventa carrozza. E quella era invenzione della fantasia…) e diventano fenomeni nello stesso lasso di tempo che intercorre tra lo sfregamento di dito pollice e medio e lo “schiocco” che ne consegue. L’Inter ha ceduto big perché l’Inter aveva i big, viene da pensare. Dinamica figlia di un progetto di ringiovanimento iniziato (a ragion veduta) qualche tempo fa e che il Milan, invece, ha sempre procrastinato e che (escluso Romagnoli) continua a rimandare. L’Inter sta svolgendo un buon lavoro e, inconsapevolmente, lo scettro di regina non gli è stato dato dalla stampa, ma da Galliani in persona. La migliore delle ricompense.
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