"La battaglia finale". Così Adriano ha definito la sua partita di calcio d'addio che si svolgerò domani al Maracaña. L'amichevole tra Flamengo e Amigos da Itália, con la presenza di tanti ex Inter, è una sorta di timbro finale per uno dei giocatori che ha fatto sognare gli amanti del calcio, ma che poi, purtroppo, ha preso un'altra piega. "Ho fatto quello che dovevo fare. Non mi manca la vita da calciatore. Penso di aver fatto tutto quello che potevo fare... Se le cose non funzionano, devi essere uomo per fare un passo indietro, per allontanarsi da ciò che non ti va più bene", dice l'Imperatore.
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Adriano: “Addio all’Inter? Ecco cosa mi disse Mourinho. Moratti? Non volevo rubare soldi e…”
"La responsabilità è arrivata molto presto e per un ragazzo che non aveva niente e all'improvviso ha avuto tante cose e viene chiamato Imperatore, la sua testa impazzisce. A volte c'erano cinque macchine nel garage, guardavo e pensavo: "Perché sto facendo questo? Quando sono tornato all'Inter, negli ultimi due, tre anni, ho iniziato a capire che non ne avevo bisogno".
Quando hai deciso che non avresti più giocato a calcio? È stato dopo la tua esperienza negli Stati Uniti?
"Lì i soldi non mi importavano. Era solo per giocare e fare un'esperienza, ma subito dopo ho capito che non faceva più per me. Non ero più disposto a sopportare tutto di nuovo. Quindi ho deciso di tornare in Brasile e rescindere il mio contratto".
Quando è arrivato il momento in cui non sentivi alcun piacere a giocare?
"È stato quando ho subito un intervento chirurgico al tendine del ginocchio al Corinthians e ho iniziato a scoraggiarmi davvero. Ho lasciato il Corinthians, ho provato a tornare al Flamengo quando era allenatore Zinho e il dottor Runco mi ha detto: "Adriano, dovrai operarti di nuovo". Ecco, è stata l'ultima goccia. Altri sette mesi di stop".
Tanto tempo dopo, guardi indietro e ti manca la tua routine di atleta professionista?
"No. Grazie a Dio, ripeto, ho fatto quello che dovevo fare. Non è uguale a quando sei ragazzo, quando ho iniziato, con la mia autostima alta, la voglia di realizzare delle cose... Non era più la stessa cosa".
Parlando con gli ex compagni, è impressionante l'affetto che nutrono per te
"Ho sempre rispettato tutti i miei compagni di squadra. Indipendentemente da quello che ho fatto fuori dal campo, ho sempre rispettato e amato tutti. Sono sempre stato giocoso, disordinato, allegro e questo viene ricordato da loro. Mi manca tanto, parlo ancora oggi con alcuni di loro per ricordare com'è stato e mi dà soddisfazione sentire davvero l'affetto di questi giocatori che hanno fatto parte della mia vita. Nella mia carriera non ho avuto quasi nessun problema, solo normali litigi in campo. L'affetto che provo per loro è quello che loro provano per me".
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