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E Pellegrini?
«Alla decima volta che mi diceva di cambiare carattere gli risposi. "Presidente, basta. Se la pensa così mi venda". In estate poi mi fece rientrare di corsa a Milano perché doveva dirmi qualcosa. Ero al capezzale di mia suocera, arrivo credendo che mi avesse trovato una squadra. "In realtà le volevo solo comunicare che verrà in ritiro con noi". Mi mise una mano sulla spalla davanti a tutti, ero furioso. "Presidente, veda di toglierla sennò le tiro un pugno e la rispedisco nel suo ufficio"».
Cosa fa oggi?
«Consulente-mediatore, da 30 anni vendo giocatori in tutto il mondo. Di calcio non capisco niente, ma di calciatori sì. Gestisco un'agenzia con mio figlio Gianluca, io mi occupo più della parte tecnica, lui di quella burocratica. Viaggiamo tanto, se c'è da andare a Sydney facciamo le valigie e la mattina dopo partiamo».
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