03:03 min

news

Baldini: “Per me Fonseca e Motta non esistono. Guardiola è come Maradona”

Alessandro Cosattini Redattore 
Giovedì il Pescara ha vinto col Milan Futuro in Serie C: Silvio Baldini, allenatore degli abruzzesi, ha parlato così al Corriere dello Sport

Giovedì il Pescara ha vinto contro il Milan Futuro in Serie C. Silvio Baldini, allenatore degli abruzzesi, ha parlato così al Corriere dello Sport. «È stato troppo bello. La passione che ci hanno messo i ragazzi contro gente che ha delle presenze in Serie A e anche in Champions. Alcuni dei miei sono al minimo sindacale, guadagnano 30mila euro l’anno. Dall’altra parte c’era chi ne prende 250, 300mila. In campo la differenza di valori non s’è vista, e non c’era invidia o urgenza di riscatto, ma lavoro».

Oggi a San Siro si sfidano Fonseca e Motta, e so già cosa mi dirai.

«Che per me non esistono perché vivo della mia dimensione, non mi interessa cosa fanno, se giocano bene o male, non gli dedico tempo». 

Ho capito, ma a qualcuno ti sarai pure ispirato in quarant’anni.

«All’inizio guardavo con curiosità e ammirazione Sacchi, Orrico, Maifredi. Poi le ispirazioni me le sono fatte venire da solo». 

Snobbi anche Guardiola?

«Un fuoriclasse, come Maradona, due portatori di creatività, ma anche inimitabili, fuori concorso. Io amo innamorarmi della mia squadra e adotto la strategia militare. Cerco di fare il massimo per ottenere il massimo da chi alleno, non sono né mago, né filosofo. Quando mi sono presentato a Pescara era in atto una contestazione fortissima, roba da mettersi le mani nei capelli. Sono arrivati tre giocatori, uno dei quali si è rotto il crociato e l’abbiamo perso. Piccoli ritocchi, ho tagliato chi non era convinto e adesso le cose girano bene». 


Qual è stato il giocatore più forte che hai allenato?

«Di Natale. Con me ha imparato a stare nella squadra. Più tardi a Udine non si allenava con gli altri il mercoledì, lui e Sanchez prendevano un portiere e affinavano il tiro. Totò me l’ha confermato, con me non sarebbe stato possibile. Avrei rinunciato a un capocannoniere per rispetto del gruppo».