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Bastoni: “Conte mi convinse, Inzaghi è uno di noi. La cosa devastante del calendario è che…”

Gianni Pampinella Redattore 

"Lo scopritore? Chi mi ha fatto esordire è stato Gasperini, dopo l'esordio buttato nel dimenticatoio. Finché stai nella società in cui hai fatto il settore giovanile, ti vedono sempre come un ragazzino. Andare via dall'Atalanta in quel momento è stata la mia salvezza, così come fare tutto il settore giovanile nell'Atalanta è stata la mia vita perché mi ha fatto crescere veramente tanto. Andare via nel momento in cui c'è da fare il grande salto, ti salva. Al Parma ho trovato un allenatore che mi ha dato fiducia, D'Aversa. Il vero Pippo Baudo è sicuramente Conte. Ho fatto le guerre per andare via, c'erano Skriniar, Godin de Vrij, dicevo: "Ma quando gioco?". Lui mi dice: "Resta". Poi da quando ho iniziato non sono più uscito".

"Il ruolo? Lo faceva già un po' Toloi all'Atalanta, però con così tanta mobilità e interscambi di ruoli, forse sono stato uno dei primi. Le mie caratteristiche aiutano, a me piace avere la palla e dietro non ce l'hai molto. Devi avere la fortuna di avere gli allenatori che comprendono questa maniera di giocare, i compagni, in Nazionale non posso fare certe cose perché giochiamo in maniera diversa e devo adeguarmi".

 

"Inzaghi? È come se fosse il ventiseiesimo giocatore. Come carattere, come inserito all'interno del gruppo, è uno di noi a tutti gli effetti. È stato calciatore e capisce tanto le dinamiche dello spogliatoio. Nelle partitelle? No, non gioca perché non ce la fa. Solitamente l'undici che va in campo fa l'Inter e gli altri che non giocano fanno la squadra avversaria copiando il modulo. La tattica la fai in allenamento. Facciamo tante sedute video analizzando quello che facciamo noi e che fanno gli altri. La cura che metti in un Inter-Juve e in un Inter-Empoli è la stessa. Chiaramente se giochi Inter-Juve hai quel livello di attenzione involontaria un pelo più alta".

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