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Bergomi: “Atalanta, scudetto sogno e non obbligo. Ha ragione Gasperini quando dice…”

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Alla Gazzetta dello Sport, l'ex difensore Beppe Bergomi ha parlato così del ko dell'Atalanta per 2-0 contro l'Inter
Alessandro Cosattini Redattore 

Alla Gazzetta dello Sport, l'ex difensore Beppe Bergomi ha parlato così del ko dell'Atalanta per 2-0 contro l'Inter:

Si è preteso troppo dall’Atalanta, Bergomi?

«Quando vinci l’Europa League, fortifichi la mentalità di continuare a vincere. Quando fai una striscia di undici vittorie di fila, cominci a pensarci tu e ci pensa anche chi vede, commenta. Quando batti la Juve 4-0 e affronti l’Inter con la possibilità di essere prima, hai diritto di pensare allo scudetto e dai il diritto di pensare che tu lo possa vincere. Possa, non debba: né illusione, né disillusione».

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Il parallelo con il miracolo Leicester è nato spontaneo.

«Più difficile il miracolo per l’Atalanta. Il Leicester lottava con il Tottenham, non una squadra vincente per definizione: l’Atalanta lotta con l’Inter che è fra le prime otto d’Europa e il Napoli che ha vinto lo scudetto due anni fa».


Gasperini ha detto: questa sconfitta non ci ridimensiona.

«Ha ragione. L’Inter non è la Juve, eppure nel primo tempo l’Atalanta ha fatto bene: è andata subito in difficoltà, ma poi ha preso in pugno la partita. L’ho vista anche più attenta: qualche “uscita” diversa, ha capito quando doveva abbassarsi senza rischiare, non si è mai distratta fino al gol. Non bisogna restare ancorati solo al risultato».

Però l’Inter in due partite ha comunque dimostrato di essere più forte.

«L’andata non conta, era un’Atalanta ancora “sfasata”. L’Inter di ieri sì: più abituata a a certe partite, più esperta. Ma soprattutto - le sue otto vittorie di fila non sono un caso - è una rivale che si “accoppia” bene all’Atalanta. Troppa fatica per andarla a prendere, perché ti palleggia in faccia: nella tua metà campo, ma senza paura di farlo anche nella propria. E l’Atalanta quasi mai ha trovato i tempi giusti della riaggressione: le ripartenze prese dalla Juve, l’Inter non le ha mai rischiate».

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Il peso delle assenze di Scamacca, Scalvini e da gennaio Kossounou?

«Tutti infortuni traumatici, con tempi di recupero molto lunghi. Ma a Gasp sono mancati anche ricambi per i due centrali in mezzo al campo, che sono molto forti, quando hanno avuto bisogno di rallentare. Per il resto, l’Atalanta ha tutto per stare lì davanti».

Forse troppo dipendente da Lookman e Retegui?

«Le manca un po’ il contributo degli esterni, gente più da assist che da gol. Ma quello che fatico di più a capire sono le difficoltà in casa: sorprendenti».

Anche tanti gol presi su palle inattive?

«L’Atalanta fa una specie di “zona mista”, ma non c’è una marcatura che in assoluto non ti fa prendere gol: è più questione di attenzione, di testa. Nel primo tempo le hanno prese tutte, dopo quella lunga interruzione l’Inter si è riaccesa subito e l’Atalanta no».

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A posteriori: Gasperini ha fatto bene a dire che bisognava sognare l’impossibile?

«Secondo me ci credeva anche, tutti ci credevano. E poi, devi mandare dei segnali: l’anno scorso Inzaghi parlava di seconda stella, da poco ha fatto tre con le dita. Perché non si poteva parlare di Juve da scudetto quando era a -6 e poteva agganciare l’Atalanta? Perché non parlare di sogno scudetto se l’Atalanta, battendo l’Inter, poteva trovarsi in testa a 61 punti?».

Ma ci può credere ancora?

«Adesso è più difficile. C’è ancora tempo per tutti, ma l’Inter ha dato una bella spallata, soprattutto per l’aspetto mentale».

Pensa che l’Atalanta avrà un contraccolpo?

«Non è la Juve che perde 4-0 in casa, va a Firenze e ne prende altri tre, da squadra piatta: la squadra di Gasperini ha valori, un senso di appartenenza forte, giocatori con il dna Atalanta. Aggrappata a questo, al suo allenatore e alla sua gente, sono convinto che la Dea possa ripartire».

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