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Torniamo al derby d’Italia. Com’è stato il suo primo gol alla Juve (da interista)?
«Purtroppo non è andata bene. Abbiamo giocato a Torino e perso 2-1. Gol di Anastasi, io pareggio. Poi una deviazione di Bedin, autorete. Questo nel 1969-70. L’anno dopo mi sono riscattato e l’abbiamo battuta 2-0 a San Siro. Prima Corso, poi il mio gol».
E il suo primo all’Inter (da juventino)?
«Una doppietta. L’unica di quell’anno, 1976-77, l’ho fatta alla mia Inter, al mio amico Ivano Bordon, grandissimo portiere. Il primo di testa su cross di Gentile. Il secondo di piatto, dopo un passaggio di Cuccureddu. A Ivano ho segnato anche due anni dopo, al Comunale. Poi però Beppe Baresi ha pareggiato. Sono andato alla Juve perchè Boniperti mi voleva: ho vinto due scudetti e una Coppa Uefa».
Lei però dice sempre “la mia Inter”. È rimasto un vecchio cuore nerazzurro…
«Certo, sempre. La fede è la fede. Lo ero all’oratorio, quando facevo la mezzala nel Sant’Egidio di Mantova. C’è una vecchia foto, dove sotto la maglia si vede un’altra maglietta a strisce nerazzurre, quella dell’Inter. Avevo dodici anni. Io sono nato interista».
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