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Boninsegna: “Lautaro top d’Europa, merita il Pallone d’Oro. Tifo Inter, sono nato interista”

Andrea Della Sala Redattore 
Della grande sfida di domani sera tra Inter e Juve ha parlato, a La Gazzetta dello Sport, l'ex bomber nerazzurro e bianconero

Della grande sfida di domani sera tra Inter e Juve ha parlato, a La Gazzetta dello Sport, l'ex bomber nerazzurro e bianconero Boninsegna:

Inter-Juve, il derby d’Italia. Il suo derby, caro Bonimba...

«Eh sì, affascinante. Bonimba… È stato il giornalista Gianni Brera a chiamarmi così. Lui inventava i nomi: Abatino a Rivera, Rombo di Tuono a Riva. Bonimba… a me».

Lautaro ha vinto l’ultima classifica cannonieri, alla Bonimba, con 24 gol. .

«Può ripetersi, perché è uno dei miglior attaccanti d’Europa e merita, come ha detto giustamente Messi, il Pallone d’oro. Bellissimo il gol alla Roma. Ne farà tanti altri, è il suo lavoro».

L’Inter rivincerà lo scudetto?

«Lotterà per rivincerlo. È una gran bella squadra, in attacco ha giocatori potenti e micidiali, Lautaro e Thuram».

Le piace Vlahovic?

«Sì. Lo dico da tempo. È forte, massiccio, davanti riempie, dà riferimento, è un “sinistrone” pieno di coraggio. Bel centravanti. Mi piace anche Retegui dell’Atalanta, segna con facilità».


Torniamo al derby d’Italia. Com’è stato il suo primo gol alla Juve (da interista)?

«Purtroppo non è andata bene. Abbiamo giocato a Torino e perso 2-1. Gol di Anastasi, io pareggio. Poi una deviazione di Bedin, autorete. Questo nel 1969-70. L’anno dopo mi sono riscattato e l’abbiamo battuta 2-0 a San Siro. Prima Corso, poi il mio gol».

E il suo primo all’Inter (da juventino)?

«Una doppietta. L’unica di quell’anno, 1976-77, l’ho fatta alla mia Inter, al mio amico Ivano Bordon, grandissimo portiere. Il primo di testa su cross di Gentile. Il secondo di piatto, dopo un passaggio di Cuccureddu. A Ivano ho segnato anche due anni dopo, al Comunale. Poi però Beppe Baresi ha pareggiato. Sono andato alla Juve perchè Boniperti mi voleva: ho vinto due scudetti e una Coppa Uefa».

Lei però dice sempre “la mia Inter”. È rimasto un vecchio cuore nerazzurro…

«Certo, sempre. La fede è la fede. Lo ero all’oratorio, quando facevo la mezzala nel Sant’Egidio di Mantova. C’è una vecchia foto, dove sotto la maglia si vede un’altra maglietta a strisce nerazzurre, quella dell’Inter. Avevo dodici anni. Io sono nato interista».