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Capello: “Inter ha concesso poco alla Roma. Giallorossi sotto shock dopo esonero De Rossi”

Andrea Della Sala Redattore 
L'ex tecnico, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato dei problemi della Roma e della gara con l'Inter

L'ex tecnico Fabio Capello, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato dei problemi della Roma e della gara con l'Inter

«Domenica ho visto un’Inter che ha concesso poco: i giallorossi arrivavano alla trequarti ma poi non riuscivano a pungere. Nemmeno su angoli e punizioni, i punti forti, sono riusciti ad emergere».

Perché questa squadra non gira come potrebbe?

«L’esonero di De Rossi ha provocato uno shock. Quello che era stato costruito con lui è andato perso. Juric ha chiesto cose diverse e il gruppo non ha assorbito ancora questo nuovo modo di giocare. La Roma non merita la classifica che ha, ma di certo non si vede ancora una squadra, al di là dei singoli. L’unico che ha fatto cose di alto livello è stato Dybala: con 3,4 passaggi in verticale ha messo in difficoltà l’Inter».

Ma non le sembra che proprio Dybala abbia giocato troppo indietro, facendo pure il terzino?

«L’ho visto correre, tornare. Un esempio. E non era facile con l’Inter, non a caso la squadra più forte d’Italia».

Come gestire tre trequartisti molto simili come Paulo, Soulé e Baldanzi?

«È necessario che Dybala s’impegni come domenica e gli altri, quando lo sostituiscono, devono fare qualcosa in più. Ma, ribadisco, a questa squadra manca qualcosa, per esempio un centrocampo che ad un certo punto dica: “Adesso comandiamo noi”. È una squadra che va a sprazzi sulle giocate dell’uno o dell’altro, non c’è armonia nel gioco».


Che gliene pare di Dovbyk?

«Ottimo acquisto, contro l’Inter ha smistato bene la palla».

Ma la Roma è da Champions?

«La classifica parla chiaro. Ci sono altre squadre, Lazio compresa, che adesso corrono di più».

La “precarietà” di Juric, in scadenza a giugno, può pesare psicologicamente sulla squadra?

«Qui devono essere i giocatori a prendere in mano la situazione, fare gruppo e lottare qualunque sia la prospettiva e la scadenza di contratto del proprio tecnico».

Si avverte la mancanza di una figura dirigenziale di peso in questa fase?

«In effetti, mi ha fatto sorridere che a Monza, per protestare per un rigore non dato, sia andato un dirigente (il ds Ghisolfi, ndr ) che parla francese…».