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«Ma sono stato anche fortunato: se lui calcia da un’altra parte, io sono cotto. Non voglio sembrare immodesto, ma credo di averne fatte di più belle, tipo su Nico Gonzalez l’anno scorso. E da portiere preferisco parate come quella».
Dica la verità: ad agosto avrebbe detto che a gennaio l’Atalanta sarebbe stata così in alto?
«Non così tanto da essere virtualmente prima in classifica, ma dopo la vittoria di Dublino mi aspettavo una grandissima stagione. Poi, se mi chiede: è lunga? Io rispondo: è lunghissima. Adesso dobbiamo pensare come se fossimo dietro, a rincorrere: di “quel” obiettivo si potrà parlare ad aprile. Se sarà, mancherà un mese e penseremo a sparare le ultime cartucce. Intanto: oggi c’è il campionato? Pum. Domani la Champions? Pum. La Coppa Italia? Pum. Mai pensare a una cosa sola: come l’anno scorso. È andata benino l’anno scorso, no?».
Ma lassù, a 41 punti, si riesce davvero a non pensare a “quel” obiettivo: lo scudetto?
«Certo che si riesce: è fondamentale, perché pensarci ti porterebbe via troppe energie. Ed è raro sentirsele addosso come possiamo fare noi adesso».
Il peso psicologico della sconfitta con l’Inter in Supercoppa italiana?
«Al contrario: non dobbiamo sentirci abbattuti, ma il doppio più forti. Hai preso una legnata? Ti devi rialzare per forza. Ci potrà essere molto utile».
E il peso del trittico Udinese, Juve, Napoli?
«Il 2025 inizia bello forte: se ne può uscire ancora più lanciati. Ripartire bene a Udine sarà fondamentale per arrivare al top ai due scontri diretti in casa. E se vanno bene quelli, hai fatto un’altra bella arrampicata».
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