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Chivu: “Finivo le partite e vomitavo, andai dallo psicologo. Tutto nacque da un’intervista…”

Chivu: “Finivo le partite e vomitavo, andai dallo psicologo. Tutto nacque da un’intervista…” - immagine 1
Ospite a Cronache di Spogliatoio, Cristian Chivu ricorda un periodo difficile attraversato quando vestiva la maglia della Roma
Gianni Pampinella Redattore 

Ospite a Cronache di Spogliatoio, Cristian Chivu ricorda un periodo difficile attraversato quando vestiva la maglia della Roma. Tanto che l'ex nerazzurro chiese aiuto a uno psicologo per uscire da una situazione complicata. "La sfida è sempre stata che ho sempre cercato di trovare soluzioni nonostante le difficoltà senza mai chiedere aiuto. Poi ho avuto bisogno di aiuto perché da solo non riuscivo a uscire da quella situazione, ho chiesto anche aiuto e non è una vergogna. C'è stata una situazione a Roma che mi ha fatto un po' traballare, finivo le partite a vomitare, un po' per l'ingiustizia che mi era stata fatta. Nasce tutto da un'intervista fatta dopo il passaggio di Fabio Capello alla Juve. Qualche mese dopo mi chiedono se mi piacerebbe lavorare in futuro con Capello che fu lui che mi portò in Italia alla Roma. Dico: "È un grande giocatore, chissà mai se avrò la possibilità di lavorare con lui, mi farebbe piacere". Il titolo del giornale il giorno dopo fu: "Chivu vuole la Juve". Andavo in campo ed ero fischiato da 70-80 mila persone all'Olimpico".

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"Ho chiesto aiuto a un certo punto, nonostante sapevo tutti i sacrifici che facevo. Un giorno mi faccio male e mi lusso l'alluce del piede contro la Samp, mi dicono stampelle e fermo non so per quanto. Vado a casa in stampelle, si giocava l'ultima prima della sosta natalizia col Chievo e mi chiama Spalletti la sera prima dicendomi che non aveva difensori centrali e mi chiede se riuscivo a giocare. Io dico: "Mister, per le lo faccio, lo faccio per il gruppo, per la squadra, ma ho bisogno di infiltrazioni". Mi dice vieni domani mattina".


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"Vado con le stampelle, arrivo allo stadio e mi faccio fare le inflitrazioni e gioco. Fischi e piangevo, ma non peri l dolore, ma per l'ingiustizia. Io ero uomo squadra, non ero uno che pensava a sé stesso. Poi questo finisce tutto perché in questo periodo di bordata di fischi, facciamo undici vittorie di fila, un record che poi l'Inter ha superato. Si dimentica tutto, Chivu era quello che era, tutto come niente fosse, però io sono andato dallo psicologo, finivo le partite e vomitavo dallo stress, dall'ansia, dalla rabbia, era un misto di tutto che io non riuscivo a uscirne".

(Cronache di Spogliatoio)