Federico Dimarco è uno dei due protagonisti della doppia cover di Rivista Undici, che ha scelto oltre all'esterno nerazzurro anche Riccardo Calafiori, difensore dell'Arsenal. Due giocatori che si sono costruiti nel tempo, ognuno con le proprie esperienze e con la propria gavetta. Alti e bassi, ma sempre senza avere paura e con grande determinazione. "lo non so se sono una "bandiera moderna" e nemmeno me lo domando, mi limito a dare tutto quello che ho per questa maglia, perché so che va trattata in modo speciale", ha dichiarato ai microfoni della rivista sportiva Federico. Lui che la sua gavetta l'ha iniziata proprio nel settore giovanile dell'Inter.
news
Dimarco: “Da Ausilio complimento inatteso. Quando faccio pena lo so. Prima del derby mostrai a tutti…”

«La gavetta? Le mie esperienze sono state il frutto di scelte personali che spesso andavano contro i consigli di chi mi stava accanto. Ho sempre voluto essere responsabile del mio destino, a costo di rischiare di prendere decisioni sbagliate. Forse oggi è più facile dirlo, ma penso che ognuna di queste tappe, in qualche modo, mi abbia aiutato a crescere»
Dopo la tua esperienza a Sion avevi pensato di mollare. Cosa ti ha dato la forza di insistere?
«È stato un momento durissimo. Sportivo e personale. L'infortunio al metatarso e la perdita del bambino erano stati due colpi tremendi, ma ho cercato di guardarmi dentro e grazie a mia moglie ho trovato delle motivazioni che erano sommerse sotto quello che ci era capitato. Se ho trovato la forza di andare avanti è stato soprattutto merito suo».
La forza mentale è stata fondamentale nel tuo percorso. Ti sei fatto aiutare da qualcuno?
«Nessuna figura professionale, solo l'ascolto e la vicinanza profonda di chi mi vuole bene. Alle spalle ho una famiglia solidissima che mi ha sempre spinto nel modo e coi toni giusti a inseguire il mio sogno. E la cosa più bella è vederli contenti ora che l'ho raggiunto. E poi, detto onestamente, se un mental coach si fosse trovato a lavorare con me, dopo poco ne avrebbe avuto bisogno uno lui a sua volta (ride, nda)».
© RIPRODUZIONE RISERVATA