La qualità del tuo sinistro è sotto gli occhi di tutti. Ma c'è un particolare dei tuoi fondamentali che colpisce: il controllo di controbalzo sul cambio di campo, il più difficile e rischioso e a cui tu invece ricorri spesso. Lo senti un gesto naturale o lo hai allenato nel tempo?
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Dimarco: “Da Ausilio complimento inatteso. Quando faccio pena lo so. Prima del derby mostrai a tutti…”

La risposta è molto semplice: è una cosa che mi diverte tantissimo, mi gasa. E' eccitante saltare un avversario in corsa con uno stop, e quando ho l'opportunità cerco di farlo, anche perché provoca un vantaggio. Ne ricordo uno in particolare, su un lancio teso di Barella, contro il Viktoria Plzen, in Champions League, che ha preceduto l'assist a Dzeko. Uno dei controlli più belli che abbia fatto, soprattutto per la difficoltà. E vero, è un gesto che ripeto spesso, tanto che con i compagni scherziamo molto su questa cosa.
Sei diventato uno dei migliori esterni d'Europa, e non lo dicono solo i numeri. È più difficile raggiungere questo livello, o mantenerlo sul lungo periodo?
Mantenerlo, senza dubbio. Ci sono tanti giocatori che raggiungono l'élite, ma poi durano uno o due anni. Lo dico sinceramente, non sto attraversando il mio miglior periodo, e quando sei abituato a stare a livelli alti te ne rendi subito conto. Devi abbassare la testa e cercare di migliorare per uscirne il prima possibile.
Immagino ti capiti di riguardare le tue partite. Con che occhi ti guardi?
Sono molto autocritico. Anche quando vinciamo, e sono contento per la squadra, se la mia prestazione non è stata buona dentro di me sono incazzato, sento un fuoco. E quando faccio pena me ne accorgo già dal campo, senza bisogno di riguardarmi.
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