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Dzeko: “Champions, che rimpianto. Titolare in finale? Lukaku ha avuto 30′. Inzaghi vince sempre”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante di Inter e Roma è tornato di nuovo sulla finale persa col City
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante di Inter e Roma Edin Dzeko è tornato di nuovo sulla finale persa col City:

Scelga un Roma-Inter.

«Il primo dopo il passaggio all'Inter, vittoria per 3-0 e un mio gol. Ma no, non per quello. Da fuori magari non s'è visto, ma avevo il fuoco dentro, sentivo i tifosi di entrambe le squadre dalla mia parte. Tornavo nel mio stadio, l'Olimpico è il mio stadio: un'emozione fortissima, mai provata».


Estate 2023, l'addio all'Inter. I dirigenti hanno spiegato come quella scelta fu presa pensando di poter contare sulla conferma di Lukaku, poi saltata.

«Ma se scelsero così, vuol dire che erano d'accordo tutti, allenatore e dirigenti. A me è sembrata una decisione strana, perché un giocatore che è stato titolare in tutte le partite importanti, compresa la finale di Champions, potevi tenerlo a zero e avere quattro punte in rosa. Mi sembrò molto strano, ecco. Poi col tempo l'ho capito e l'ho rispettato, anche perché all'Inter mi hanno trattato benissimo. Sono stati due anni importanti, certo quella Champions...».

Ci ripensa, ogni tanto?

«Certo. E un grande rimpianto. Ogni tanto su Instagram mi appare l'azione del gol del City, io scrollo subito, non riesco a guardare. Vedendo quella partita, intendo dire vivendola da dentro, ho avuto forte la sensazione che avremmo potuto farcela. Ed è questo che mi lascia un senso di amarezza».

Tutti volevano Lukaku in campo, in quelle setti-mane. Poi Inzaghi puntualmente schierava Dzeko. Lei come la viveva?

«Mah, tutti possono parlare... Però io dico: secondo voi un allenatore mette in campo un giocatore che è meno forte di quello che va in panchina? E poi lo fa nella finale di Champions? lo ero tranquillo, sapevo cosa potevo dare all'Inter. Certo, alla fine Lukaku sarà stato dispiaciuto di non partire titolare, è normale. Però poi entri e fai la differenza, se riesci: anche lui ha avuto 30 minuti a disposizione, è entrato sullo 0-0 e poi...».

Lei ha sfiorato scudetto e Champions con l'Inter. E con la Roma non è riuscito ad alzare trofei. Ci spiega qual è la differenza tra vincere e non riuscirci?

«Sicuramente alla Roma sentivo che sarebbe stato più difficile vincere rispetto a quel che invece ho avvertito nell'Inter. Sullo scudetto sfumato in nerazzurro, dico che è mancata un po' di convinzione, arrivata dopo Istanbul. E poi quell'anno abbiamo cercato di tenere in piedi tutte e due le competizioni, Champions e campionato. Mi riferisco alla gara di Liverpool, ci portò via tante energie per il mese successivo: avessimo dato più attenzione alla Serie A, sarebbe andata diversamente. Potevo festeggiarla pure io, la seconda stella...».

Dzeko: “Champions, che rimpianto. Titolare in finale? Lukaku ha avuto 30′. Inzaghi vince sempre”- immagine 2

Risposta secca: meglio la coppia Dzeko-Salah o Lautaro-Thuram? (ride)

«Eh...mica posso dire che io sono più forte di un altro, non va bene... io e Salah abbiamo avuto un grande feeling, credo che qualcosa di mio lo abbia anche aiutato per arrivare ai livelli poi dimostrati. La ThuLa? I migliori in Italia. E Thuram mi ha sorpreso tantissimo».

Cosa c'è di Edin, in questo Lautaro?

«Devi chiedere a lui... lo e Lauti abbiamo un ottimo rapporto, ancora oggi lo sento. Dopo il mio addio è diventato capocannoniere, forse un po' di mio gliel'ho lasciato. La verità è che i giocatori forti in campo si capiscono subito. E per entrambi, è stato facilissimo intendersi. Dunque...».

Merita il Pallone d'oro, come dice Messi?

«Sì. È stato decisivo per lo scudetto, decisivo per la Coppa America, è giusto che sia tra i candidati».

Mancava Mourinho, alla sua lista di grandi maestri.

«Per la verità, l'ho avuto anche alla Roma per un mese, prima di andare all'Inter. Non fu felice della mia partenza e me lo fece "sentire". Ci sono state cose che non dipesero né da lui né da me, all'epoca. José è un uomo e un grandissimo allenatore dal carisma incredibile. Anche da avversario, quando lui parlava, io ero lì ad ascoltarlo. La sua parola ha un valore enorme. E sono molto orgoglioso di essere allenato da lui qui al Fenerbahce».

Il maggior pregio di Inzaghi?

«Ogni anno vince qualcosa... Sa cosa? Sa coinvolgere tutti nel progetto, anche chi non è titolare. Non è semplice, specie in spogliatoi con grandi campioni. Tutti o quasi gli vogliono bene».

Chi trionfa in Serie A?

«Io spero l'Inter, è ancora la migliore, anche se quest'anno i miei ex compagni stanno dando maggiore attenzione alla Champions. E poi il Napoli è già entrato nella "modalità Conte": lui porta sempre tutti al massimo delle possibilità. Sì, ci siamo sfiorati diverse volte: è stato un peccato non essere stato allenato da lui».

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