Enrico Bertolino: "Ogni volta che sento parlare di Giacinto euforia per averlo conosciuto. All'oratorio giocavamo con le figurine. Oggi sul mio telefono ho la figurina mia con la maglia di Stankovic. Lavoravo in banca, giocavo a calcio male. Mi hanno preso in banca perché gli serviva qualcuno per il torneo bancario. Mi hanno preso. Sono andato a casa di Moratti e ho conosciuto Giacinto Facchetti. Era come parlare con una figurina. Giocavamo a casa di Moratti, le partite non finivano mai finché non vincevano loro. Ho avuto un contrasto con Giacinto, sono finito in fondo alla rete. Ero perso della sua antica gentilezza e del suo modo di essere umano, pur essendo come calciatore. Mi vengono in mente dei nomi oggi che non farò, che prenderei a testate. Mario Balotelli avrebbe potuto vincere il Pallone d'oro ma è un imbecille. Inter-Napoli, c'era la nebbia. Ero ai popolari. Scende la nebbia noi e i tifosi del Napoli, sentivamo solo rumori. Facciamo per andare fuori e sentiamo un boato e non sapevamo chi avesse segnato. Ci abbracciavamo e ci insultavamo".
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"Chi ha segnato? Non lo so. Poi fuori ci hanno detto che aveva segnato Facchetti. In Brasile ho una piccola onlus nella quale abbiamo fatto un centro sportivo, grazie a Smemoranda lo abbiamo intitolato a Facchetti. Tutti d'accordo. In quella zona non sanno molto di calcio. Prepariamo tutto, faccio venire la famiglia. La banda brasiliana suona Pazza Inter amala e non sa cosa suona. Noi piangiamo e ci abbracciamo con le maglie dell'Inter. Davanti al muro vedo che hanno scritto Falcetti. Bestemmio e poi mi pento. Prendo quelli che hanno sbagliato. La foto di Facchetti insieme a Pelè. Ho fatto vedere ai brasiliani la foto. Ho detto quello vicino a Facchetti non so chi sia. Sono stato con loro a mettere a posto la scritta. Ancora c'è quel centro sportivo che porta il suo nome".
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