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Giacinto aveva immaginato di poter chiudere la carriera a Napoli. E Gianfelice quali ricordi ha del Napoli?
«Cominciamo da dietro, cioè dai portieri. Io lo sono stato fino ai 22 anni e quando ero ragazzo fui allenato da Giaguaro Castellini, il "portiere con la visiera" che era entrato nello staff tecnico dell'Inter. Tra i portieri del Napoli mi colpì poi Giuliani, con la sua tragica storia. Vidi dal vivo il primo gol di Maradona a San Siro: che emozione. E poi c'è la storia di un presidente che fece epoca, l'ho raccontata in teatro, dove ho appena portato il racconto sul Grande Torino perché va onorata la memoria di quegli uomini».
Quale presidente del Napoli?
«Giorgio Ascarelli. Una figura altissima, un imprenditore che negli anni 20-30 aveva idee moderne. Costruì lo stadio e dopo la sua prematura morte glielo dedicarono. Ma accadde qualcosa, che ho ricordato appunto in teatro, durante i Mondiali del 34, quattro anni dopo la morte di Ascarelli. Si doveva disputare a Napoli la partita tra Germania e Austria. Il regime si fece lo scrupolo di fare giocare gli alleati tedeschi nell'impianto intitolato ad Ascarelli, che era ebreo, e così fu cambiata improvvisamente la denominazione in stadio Partenopeo. Ma per l'opinione pubblica quella partita fu giocata nello stadio Ascarelli: il suo ricordo fu più forte della stupidità del regime».