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Nel corso di una lunga intervista concessa ai microfoni de Il Mattino, Gianfelice Facchetti, figlio dell'ex presidente dell'Inter Giacinto, ha raccontato il rapporto che aveva suo padre con il Napoli: «Tra i cimeli di mio padre ho solo un maglia di una squadra italiana. È del Napoli, la numero 2 che indossò Tarcisio Burgnich, che con mio padre giocò nell'Inter e in Nazionale. Un fratello, non solo un compagno. Quando papà morì trovai il ritaglio di una sua intervista. Parlava anche del Napoli».
E che diceva?
«Finito il ciclo della grande Inter, alcuni giocatori iniziarono a cambiare squadra. Suarez alla Sampdoria, Corso al Genoa, Burgnich appunto al Napoli. Giravano voci, si facevano congetture. E allora papà disse che, se proprio avesse dovuto lasciare l'Inter, gli sarebbe piaciuto giocare a Napoli. Non solo perché c'era Burgnich. Forse papà era un po' scaramantico».
Racconti.
«Il Napoli gli ricordava il primo gol in serie A e il San Paolo lo riportava a quella sera del 68, alla semifinale dell'Europeo che si decise con il lancio della monetina: il capitano dell'Italia era lui».
Suo padre, dopo il Mondiale del 70, giocò con Oriali, altra bandiera nerazzurra che torna domenica al Meazza, seduto al fianco di Conte.
«Lele raccolse il testimone da papà quando si concluse il ciclo della grande Inter ed è stato per tanti anni un punto di riferimento, prima da calciatore e poi da dirigente. Ha vissuto epoche non facili, poi vi sono stati gli anni al fianco di Mancini, Mourinho e Conte, quelli in cui ha dato un contributo alla rinascita del club. Un uomo che vi è fatto apprezzare perché è di poche parole e di molta sostanza. E conosce bene le linee di frequenza nerazzurra».
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