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Felipe Melo: “Sogno di allenare l’Inter. Non volevo andare alla Juve, volevo subito i nerazzurri”

Felipe Melo: “Sogno di allenare l’Inter. Non volevo andare alla Juve, volevo subito i nerazzurri” - immagine 1
L'ex centrocampista dell'Inter, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sua carriera e anche del suo futuro
Andrea Della Sala Redattore 

Dopo l'addio al calcio, l'ex centrocamp. ista dell'Inter Felipe Melo ha raccontato di voler intraprendere la carriera d'allenatore. Queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport

In Italia ha vissuto tre vite. La prima: Firenze.

«Venivo da un campionato super, io e Xavi eravamo i migliori centrocampisti della Liga, e già quando mi hanno chiamato perché c’era la possibilità di andare a Firenze ho pianto di gioia. In due mesi mi sono innamorato: quella maglia, quella gente, il Franchi... Pensi, lì è nata mia figlia Pietra, la principessa di casa. Un anno solo, ma a ripensarci sembrano cinque. Mi spiace solo che quando sono andato alla Juve l’amore che il popolo viola provava per me è sparito. Forse non ha mai capito cos’è successo».


Cos’è successo?

«Che alla Juve sono dovuto andare per forza. Io volevo andare all’Inter, mi aveva chiesto Mourinho, ma offrivano sui 20 milioni. Io avevo la clausola, 25 milioni: la Juve pagò quella e ci mise pure Marchionni che era un giocatore importante. Cosa potevo fare?».

Seconda vita italiana: Juve.

«Una squadra in ricostruzione, grandissimi giocatori ma la gente si aspettava molto più di quanto potessimo dare. In entrambi i miei anni iniziammo bene, poi gli infortuni ci tagliarono le gambe. Nel secondo anno arrivarono un paio di giocatori, Lanzafame e un altro, per giocare soltanto una partita... Non era mica facile, e io all’epoca ero un ragazzino. Ma sono contento, alla Juve ho giocato con giganti come Buffon, Cannavaro, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, per me è stata una magia che oggi posso raccontare ai miei figli. E sono cresciuto tantissimo».

Felipe Melo: “Sogno di allenare l’Inter. Non volevo andare alla Juve, volevo subito i nerazzurri”- immagine 2

Chiellini nel suo libro la definì “mela marcia”. Ormai è acqua passata, ma le è dispiaciuto?

«Chiellini è stato un grandissimo, aveva solo il vizio di tenere sempre le braccia larghe... Quando lo fece con me gli dissi: “Se lo fai di nuovo ti spacco”. Questo è successo. Poi lui era il numero uno dei professionisti, e io ancora non lo ero. Del suo libro francamente non me ne frega un c..., io ho preso la mia strada e lui la sua. Ma se lo incontro, lo saluto volentieri».

Poi la terza vita in Italia: l’Inter.

«Mi dispiace solo esserci stato poco, il secondo anno è arrivato quell’olandese che capiva poco di calcio e non parlava italiano, meno male che poi Pioli ha raddrizzato la baracca. L’Inter è il mio sogno da bambino, per andarci ho rinunciato a un sacco di soldi, avevo appena rinnovato al Galatasaray, e all’idolatria che quel popolo nutriva per me. Non c’è nemmeno da pensarci: Mancio mi manda un messaggio “Dai, vieni da noi”, e non posso dire di no. Arrivo prima del derby senza nemmeno passare dal ritiro, gioco, do tutto, vinciamo, i cori per me... meraviglioso».

Ha qualche rimpianto in carriera?

«Tantissimi! Ho sbagliato in tutti i club, ma solo Gesù Cristo non ha sbagliato mai. Ogni errore ti migliora, come uomo e come giocatore, e se sono arrivato fino a 41 anni in campo è stato grazie a quello che ho imparato sbagliando».

Cosa farà ora che ha smesso di giocare?

«L’allenatore. Ho fatto il corso di base, tra un anno avrò il patentino. A chi mi ispiro? Mi piace Thiago Motta, ma sarò uno alla Mancini. Ho già lo staff pronto. E se mi chiede se voglio allenare l’Inter tra qualche anno, le rispondo che ci metto la firma» .

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