LEGGI ANCHE
Le sue colpe?
«Poche. È un bravo tecnico ma ha pagato l’incertezza che c’è in società».
In che senso?
«Mi faccia lei dei nomi e io rispondo».
Beh, Gerry Cardinale.
«È il proprietario, ma sa di calcio?».
Scaroni.
«È il presidente ma parla solo dello stadio».
Furlani.
«L’uomo che guarda i conti».
Ibrahimovic.
«Che ruolo ha? Grande calciatore, uomo carismatico ma cosa decide esattamente?».
Moncada.
«Ecco, lui conosce il mondo del pallone e dei giocatori. Ma in questo roster dirigenziale non ci ho ancora capito nulla».
Manca un Maldini.
«Manca Maldini, non un Maldini».
La gestione Fonseca?
«È stato destabilizzato a tal punto che Ibra gli ha chiesto scusa per averlo mandato in conferenza stampa da solo».
Ai tempi del suo Milan era tutto diverso.
«C’erano ruoli definiti: Berlusconi era Berlusconi e tutti lo ascoltavano sia quando dava una strigliata delle sue sia quando arrivava in spogliatoio e ci faceva complimenti. Per la verità durante i miei anni rossoneri ho avuto poche strigliate, vincevamo quasi sempre. Galliani, poi, era l’ad, Braida l’uomo del mercato, Sacchi l’allenatore, Ramaccioni il team-manager. Chiarezza, c’era l’indispensabile chiarezza».
Oggi molte squadre sono in mano a fondi stranieri. È tutto diverso quando il proprietario era Berlusconi e vi veniva a trovare a Milanello in elicottero…
«È il calcio di oggi: il fondo acquista un club prestigioso non per amore ma per fare utili, il problema è chela preparazione calcistica e la successiva professionalità non si comprano al supermercato».
Torniamo al Milan appena nato con Conceiçao: il portoghese ha un compito complicato assai.
«Al Porto ha fatto bene, benissimo per le aspettative di quel club. Gioca un 4-3-3 che può trasformarsi in un 4-2-3-1».
Deve lavorare in profondità, però.
«La squadra è buona, non vinci a Madrid contro il Real o il derby contro l’Inter se non hai giocatori bravi».
Allora cosa è successo?
«Negli ultimi tempi si è manifestata questa decisa spaccatura fra la società e l’allenatore che ha creato caos, si sono verificati episodi assurdi con Theo o Leao. Fonseca è così: serio, leale ma fa giocare solo chi è in forma in quel momento».
Stasera contro la Juve che Milan vedremo?
«Mistero. Questi giocatori non hanno mai dato l’idea di assicurare continuità ai risultati. Vincevano a Madrid e poi si ingolfavano pochi giorni dopo in una partita semplice, magari a San Siro».
Obiettivi di questo Milan 2025, a questo punto?
«Un posto in Champions in campionato e un prosieguo europeo soddisfacente e all’altezza della storia di questo club. Può anche accadere che la Supercoppa generi sorprese».
Nel suo Milan c’erano poche incertezze, vero?
«Era una squadra solida, una macchina da guerra. Lo scudetto del 1988 lo vincemmo con nove italiani e due olandesi. Van Basten non giocò quasi mai».
© RIPRODUZIONE RISERVATA