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Fuori dal campo come ha vissuto?
—«Sono sempre stato calmo. Non mi interessa nient’altro perché sono molto felice della mia vita. Ho una bella famiglia, ho due bellissimi bambini, ho genitori molto attenti e amorevoli, ho amici fantastici. Da mia madre ho preso la forza mentale, l’essere sempre concentrati, ma anche la gentilezza, la dolcezza. È un esempio, una fonte d’ispirazione. Come mio padre, commentatore sportivo in tv. Magari seguirò le sue orme finita la carriera, chissà».
La sua federazione, finora, aveva sospeso la sua convocazione, in applicazione del codice etico.
—«Finalmente posso tornare. Sono stato in contatto con il ct e non vedo l’ora di giocare di nuovo per il mio Paese».
C’è un messaggio che sente di dare dopo la sua vicenda?
—«Anche se c’è una donna che mi ha accusato ingiustamente, spero che questo non danneggi le altre donne che sono realmente vittime di violenza».
Ha mai pensato a uno psicologo?
—«Ne ho avuto bisogno nel 2017, quando avevo 20 anni e non giocavo col Psv. Non avevo un buon feeling con l’allenatore e non ero felice di questo. Un mental coach mi ha aiutato a gestire le emozioni con esercizi per attivare un mood positivo e mi ha dato consigli su libri di auto-aiuto che leggo ancora oggi».
È un tema che riguarda il calcio?
—«Penso di sì, ci sono molti giocatori che hanno bisogno di sostegno».
Gosens, che gioca con lei nella Fiorentina, è laureato in psicologia...
—«Parliamo di aspetti mentali, perché nel calcio sono molto importanti. E il fatto che abbia già conseguito una laurea mentre giocava è impressionante».
E ora ne ha uno?
—«No, al momento no. Sono mentalmente molto forte. Sento che non c’è molto di negativo nellavita che possa entrare facilmente nella mia testa e non prendo le critiche sul personale. Conosco il mio valore, so cosa rappresento e so di avere una famiglia e degli amici che mi sostengono molto».
(Repubblica)
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