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Vieri: “Derby? L’Inter è una certezza, tra le squadre che giocano meglio in Europa. E non sceglie…”

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Le parole dell'ex attaccante nerazzurro sulla sfida di questo pomeriggio e sulla lotta scudetto con il Napoli
Eva A. Provenzano Caporedattore 

Sei anni e più di cento gol con l'Inter, sei mesi col Milan. Da doppio ex Christian Vieri ha parlato del derby di oggi in un'intervista a La Gazzetta dello Sport. L'ex attaccante ricorda quello che è stato vinto nel marzo 2002 proprio dalla sua Inter contro i rossoneri, con un suo gol segnato a dieci minuti dalla fine. «Coscia, ginocchio, tutti e due, non so. Menomale che è entrata quella palla, non ci avrei dormito la notte», racconta.

Sulla sfida di questo pomeriggio, l'ex attaccante dice: «L'Inter è più forte e non ho dubbi, ma se c'è un luogo comune sul calcio che è vero è che ogni derby è una storia diversa, di motivazioni diversi, di stimoli che non c'entrano con la valutazione tecnica e possono fare miracoli. Se la componente italiana più alta tra i nerazzurri può pesare? Fino ad un certo punto. Perché ho conosciuto stranieri più italiani degli italiani. Pesa avere i giocatori che ti servono, che vanno bene per il tuo calcio».


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Il Milan di Conceiçao

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«A Riad ha vinto il Milan ma mi sono chiesto come abbia fatto l'Inter a perdere una partita così. Quello che succede nei derby precedenti non conta. Conceiçao? Per me è come un fratello, un crossatore fantastico. Ora cazzeggiamo più che altro, come facevamo con Di Biagio all'epoca. Solo che allora andavo a letto a mezzanotte, adesso vado a letto alle nove. Ho trovato una sua chiamata a mezzanotte passata e gli ho detto: 'Sergio, guarda che io ora a quell'ora dormo».

«Cosa ritrovo oggi del calciatore che era? Poco. Era il classico portoghese, tutto tunnel e uno contro uno, un fighettino con i piedi buoni. Oggi vedo soprattutto cuore, passione, grinta: l’opposto, insomma. Spinta già esaurita? Gli allenatori sono i primi a prendere la m... in faccia. Se alleni il Milan, ma anche l’Inter o la Juve, devi vincere e se non ce la fai, paghi».

«Fonseca è scarso? No. Pioli è scarso? No. Neanche Conceiçao, ma per costruire una squadra ci vuole tempo e bravura ad azzeccare i giocatori, sperando che ci mettano poco ad ambientarsi. Ma se in Italia alleni il Milan si vuole tutto e subito. Il Milan ora è questo, si accende e si spegne. Ma non è l'allenatore a schiacciare l'interruttore. Una squadra si sistema con continuità e risultati. Ibrahimovic? Senza risultati sono tutti scarsi ed è un putiferio per tutti, senza budget anche: se sei il Milan e non compri due campioni ogni anno, è dura. Ibra giocava e diceva che nessuno aveva più personalità di lui: se ce l’hai ce l’hai, in tutte le cose che fai, non è che la perdi. E da come lo vedo è lì, parla con la squadra, prova a scuoterla. Però la squadra è quella», sottolinea.

«Morata via una sconfitta? La sconfitta del Milan sono le tante sconfitte arrivate e deriva tutto da quello, anche le difficoltà dello spagnolo. Gimenez è un ottimo attaccante ma lo è anche Alvaro. Non credo che un ragazzo di 23 anni arriva a San Siro e risolve da solo i problemi. Leao? Resto dell'idea che sia devastante ma oggi non è continuo. Lo stesso problema che ha Theo Hernandez, non è continuo perché altrimenti è uno che fa 70 metri di campo e segna».

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E l'Inter

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Vieri ha detto la sua anche sull'attacco nerazzurro: «Lautaro e Thuram hanno pochi rivali in Europa. Giocano uno per l’altro, segnano entrambi, si mettono al servizio di una squadra che da molti anni non si vedeva giocare così bene. E’ una certezza che il Milan non ha ancora trovato e può pesare molto, certo. Soprattutto a livello mentale». E a proposito di Inzaghi evidenzia: «Se lo vedo diverso? No. È cresciuto con la sua squadra, sa gestirla e non è facile con giocatori forti. Se è stato sottovalutato? Forse, magari si ha la percezione sia troppo basico perché ha il suo sistema, i suoi giocatori e va sul sicuro senza inventare».

Su Lautaro aggiunge: «Anche per me ci sono stati momenti in cui non segnavo ma non sapevo perché. Sapevo che sarebbe tornato a segnare perché bastava guardarlo giocare. Non lo vedevo soffrire la situazione e lui aveva occasioni ad ogni partita. Con Thuram? Uno in velocità sul lungo a spaccare la difesa, l’altro che va negli spazi: non solo Lautaro, anche i centrocampisti. E l’Inter non ha solo un centrale che in Europa non sfigura con nessuno, Calhanoglu: ha cinque centrocampisti che sanno fare gol. In Europa non ce ne sono tanti. Mi ricordano insieme Cole e Yorke dello United, avevano grande feeling. Inter ingiocabile? Per me nella top cinque con Real, Barcellona, Bayern e Liverpool e Inter, Liverpool e Barcellona sono quelle che giocano meglio».

Campionato o Champions?

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«Squadre come l'Inter sono nate per vincere in Italia e in Europa e non si pensa ad un solo obiettivo per non rischiare di finire con niente in mano. Si lotta per tutto e l'Inter lo ha capito. Il Napoli? Aiuta avere una rivale così perché devi andare forte. Al momento resta l'Inter la mia favorita per lo scudetto ma questo Napoli è il peggior rivale che possa capitare perché gioca una sola volta a settimana e questo conta eccome», conclude l'ex attaccante nerazzurro.

(Fonte: La Gazzetta dello Sport)

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