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Al di là della mistica del derby di Italia, l’Inter ha in campo lo stesso livello delle big del Bernabeu?
«Ha costruito una rosa competitiva in tutto e contro tutti, anche in Champions. Deve magari correggere qualche piccolo difetto in difesa che l’anno scorso non c’era, ma può giocarsela. Basti pensare a come abbia affrontato il City due volte, non una: parlo della finale di due stagioni fa in cui meritavamo la vittoria, ma anche dell’ultima sfida coraggiosa a Manchester».
Cosa le piace in particolare della squadra di Inzaghi?
«L’equilibrio che è stato trovato in questi anni, un po’ alla volta e non solo adesso. L’Inter ha tecnica in velocità, capacità di lettura tattica e forza fisica: tutto è ben equilibrato, come nelle grandi squadre. L’avere praticamente due alternative per ruolo aiuta Inzaghi a gestire anche momenti con più infortunati come questo. In generale, bisogna tornare a difendere bene perché da metà campo in su l’Inter può fare gol in ogni modo. L’assenza di Calha pesa molto, ma poche squadre hanno un centrocampo come il nostro. Poi arriva la palla giusta a Thuram-Lautaro, il gioco è quasi fatto ».
Partiamo da Lautaro: merita la top 5 del Pallone d’Oro?
«Che arrivi quinto, quarto o più in alto ancora, non conta molto. Ciò che è importante è il grande nome che si è fatto con merito in tutta Europa: tutti oggi sono d’accordo nel dire che Lautaro sia uno degli attaccanti migliori. Per me è speciale, mi specchio in lui: non solo nei gol, ma ricorda me nel modo in cui lotta. Siamo guerrieri, l’area di rigore è il nostro campo di battaglia».
Thuram ha la stessa fame?
«Quello che mi colpisce in Marcus è la crescita continua, costante. Chissà dove può arrivare di questo passo. Ha la dote dei grandi, compare in area al momento giusto. Lo aiuta forza fisica, è ossigeno puro per la squadra. Io giocavo contro suo padre, ma ormai anche lui, in ruolo diverso, dà la stessa sicurezza. Lo aiuta Lautaro, ma anche lui fa il bene del compagno».
La Juve ha la stessa forza d’urto offensiva?
«Hanno cambiato tanto, soprattutto l’identità: non è una cosa da poco. Per questo a Thiago Motta serve tempo. A me una punta centrale come Vlahovic piace molto, anche se è un po’ irregolare nelle prestazioni».
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