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Jimenez: “Inter, che gruppo! Ibra si vantava continuamente. Un giorno passa Figo e gli dice…”

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L'ex giocatore dell'Inter Luis Jimenez ha parlato del suo arrivo in Italia e delle stagioni in nerazzurro con Mancini e Mourinho
Andrea Della Sala Redattore 

Ospite di El Legado, l'ex giocatore dell'Inter Luis Jimenez ha parlato del suo arrivo in Italia e delle stagioni in nerazzurro con Mancini e Mourinho:

Mi compra un gruppo di imprenditori che non c'entrano nulla col calcio e mi dicono: dove vuoi andare a giocare? Io risposi in Italia. Era il mio destino. Abbiamo l'opzione di farti fare una prova in Italia, ti va? Ovvio. Io ero molto convinto delle mie qualità, avevo fiducia. È una cosa molto divertente perché andiamo a Milano con un imprenditore e mio fratello. Santiago-Madrid-Milano, io penso vado all'Inter o al Milan. Io non sapevo dove sarei andato, non domandavo. Arriviamo in hotel, mi dicono dormi che domani andiamo a Roma. E io ho pensato: bene Lazio o Roma... Arriviamo a Roma e mi dicono... andiamo a Terni. Terni e cos'è? Una città a 40km da Roma, alla Ternana.


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Poi dopo due settimane sono andato a provare al Parma c'erano Taffarel, Cannavaro, Thuram, Crespo, Almeyda... Per me era un sogno. Giocatori di livello mondiale, io avevo 16-17 anni. Quindi sono tornato in Cile con due proposte. Il Parma mi voleva per le giovanili, era una proposta molto bassa. Alla Ternana invece era un contratto già da professionista, molto migliore dal punto di vista dei miei imprenditori. Sono stato tre anni alla Ternana poi mi volevano i migliori club italiani: la Lazio, la Fiorentina, il Parma ancora. Fu una decisione giusta perché terminai di crescere, dovevo imparare a difendere. Ho imparato la parte tattica.

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All'Inter ho avuto due tecnici Mancini e Mourinho. Mancini mi voleva già alla Lazio, dove allenava lui mi voleva. Gli devo molto rispetto, mi ha dato la possibilità di giocare in una squadra come l'Inter. Mourinho è spettacolare. È molto preparato, non lascia nulla al caso. Sapeva tutto: chi era il giornalista e cosa gli avrebbe chiesto. Nel calcio ha il suo stile ti può piacere o no, le partite le preparava molto bene, i giocatori davano tutto quello che avevano per lui. Eto'o giocava da terzino ed era un attaccante. Se uno lo vede da fuori, come un avversario è odioso, ma come tecnico è unico. I giocatori lo amavano. Ibra arrivò nello spogliatoio e diceva io sono il migliore, io ho vinto tanto... Poi passa Figo e gli dice: a te devo portare rispetto perché hai più trofei di me, vediamo tra un paio d'anni però... Era una spogliatoio incredibile.

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Due anni all'Inter, una bellissima esperienza. Con Mourinho ho avuto un bellissimo rapporto. La prima volta che ci parlai, lui parlava un italiano perfetto e si scusò perché non sapeva ancora bene la lingua. Ma lui parlava un italiano perfetto. Mi disse siamo in tanti: io voglio 24 giocatori, 21 di campo. Lui mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: qua quello che decide sono io. Tu sei nella squadra, stai tranquillo, nel mercato ci saranno tante voci, ma tu stai tranquillo. La preparazioni fisica in Italia durava 45', correre, correre, salite... Con lui due settimane, ma fin dal primo giorno col pallone. Era esigente, ma sempre col pallone. Tante amichevoli, arrivavi pronto e non legato alla prima di campionato. 

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