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Parla del solco lasciato da Conte?
«Sì, Antonio ha rivoltato l’Inter come un calzino: ne ha cambiato mentalità, professionalità, attitudine al lavoro, alzando tanto l’asticella. E da piazzata, l’Inter è tornata vincente. Il suo lavoro in profondità si vede ancora oggi. Nel ricostruire, nessuno è come lui. E’ maniacale nella cura dei particolari e bravissimo a colpire i punti deboli degli avversari. È diretto e leale nei rapporti: sai sempre quello che pensa di te».
Nello spogliatoio avevano atteggiamenti diversi?
«Sì, ma sono arrivati anche in momenti differenti. Conte doveva essere più duro per voltare velocemente pagina. Simone ha dovuto gestire un gruppo che aveva già vinto. Diciamo che il loro carattere si è sposato bene nelle esigenze delle due fasi».
Cosa prenderebbe dall’uno e dall’altro?
«Da Inzaghi l’intelligenza e la furbizia nella gestione degli uomini e quel pizzico di buona sorte che spesso lo accompagna. Da Antonio la sua impressionante mentalità vincente».
Lei ha avuto tanti altri tecnici importanti.
«E da tutti ho preso qualcosa. A partire dal più grande della storia: Guardiola. Per un calciatore essere allenato da Pep è come per uno studente di fisica avere professore Einstein».
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