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Intervistato dal Corriere della Sera, il capitano dell'Inter Lautaro Martinez ha parlato del suo momento, della ricerca del gol e degli obiettivi della squadra nerazzurra:
Lautaro, ha fatto l’albero di Natale?
«Sì, da tre settimane: coi bambini è speciale».
Il Natale che viveva lei era molto diverso da quello dei suoi figli?
«C’è molta differenza, sì. I miei genitori lavoravano tutto l’anno per poter regalare qualcosa a me e mio fratello. Abbiamo vissuto periodi difficili, non avevamo i soldi per l’affitto e abitavamo in una casa che ci hanno prestato. Sono cose che ti rimangono dentro e ti legano ai tuoi famigliari».
Visto che è un maniaco dell’ordine, ha addobbato l’albero in modo sistematico?
«Certo, con le palline piccole sopra e quelle grandi sotto. E tutte in ordine per colore. Poi ci sono i bambini che ti cambiano tutto… ».
Da dove nasce questo suo bisogno di ordinare le cose?
«Credo sia una questione di salute mentale».
Cosa intende?
«Quando ero piccolo, tornavo a casa da scuola con mio fratello più grande e trovavo il pranzo già preparato da mia madre, che era fuori tutto il giorno a lavorare. La casa era un casino e prima di andare all’allenamento mi fermavo per sistemarla: rifacevo i letti, sistemavo la biancheria da lavare e facevo fare i piatti a mio fratello, perché mi dava molto fastidio vederli sporchi».
La sua rabbia agonistica nasce così?
«Sì, da piccolo io non avevo niente. A volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà».
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