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Mancini: “Addio all’Italia un errore, non lo rifarei. Arabia, soldi e alla Roma avrei detto…”

Alessandro Cosattini Redattore 

Come sono stati quei cinque anni in Nazionale?


“Meravigliosi. Qualche difficoltà all’inizio, per poi inanellare una serie di vittorie e record di cui vado orgoglioso”.

Si riferisce a Wembley?


“Riportare l’Italia dopo cinquant’anni sul ferro d’Europa è stata un’emozione indescrivibile”.

E la mancata qualificazione ai Mondiali? 


“Una ferita che brucia ancora. Un conto in sospeso coi tifosi”.

Poi qualcosa si è rotto e come un fulmine a ciel sereno esce la notizia che lei ha deciso di lasciare la panchina della Nazionale.

“Dobbiamo parlarne per forza?”.

Beh, forse i tifosi italiani meritano qualche risposta…

“Come le dissi in un’altra intervista, quel saldo rapporto di fiducia che avevo con la Federazione si era reciprocamente incrinato”.

Mi permette di dirle che non credo a questa versione?


“Mettiamola così. Se potessi tornare indietro, affronterei tutto in modo diverso”.

In che senso?


“Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così”.

Solo mancanza di dialogo? Non mi convince ancora…


“Allenare sentendo che la fiducia sulla tua persona vacilla, mi creda, non è una bella sensazione. Non ti garantisce di poter lavorare con la giusta serenità. Nonostante ciò mi rimprovero di non aver affrontato il tutto con più chiarezza”.

Con Gravina intende?


“Sì, fra noi c’è sempre stato un rapporto basato su una grande stima e dialogo. E la volta che forse era necessario parlare con chiarezza, non è stato fatto”.