Intervistato da La Gazzetta, l'ex giocatore dell'Inter Giampiero Marini ha parlato del suo passato ma anche della squadra di Inzaghi
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Marini: “Ero il Calhanoglu dell’Inter. Mi piace il gruppo italiano, Barella da Pallone d’Oro”
Se dovesse raccontare che giocatore era Marini cosa direbbe?
«Nasco trequartista, nel Varese di metà Anni 70 mi faccio conoscere in quel ruolo. Prima Maroso e poi Bersellini, all’Inter, mi spostano regista davanti alla difesa. Avevo buona tecnica, sapevo come smistare il pallone. Un paragone? Come caratteristiche Calhanoglu, ma lui è un campione».
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Nove stagioni all’Inter impreziosite dallo scudetto del 1980.
«Lo scudetto fu il punto più alto, ma con Bersellini abbiamo vinto anche due Coppe Italia e un Mundialito per club. In quegli anni con Juventus, Real Madrid e Stella Rossa eravamo tra le squadre più competitive d’Europa. Non è un caso che Bearzot tra i 22 di Spagna portò cinque interisti».
Il campione più forte con cui ha giocato?
«Spillo Altobelli, fuoriclasse di levatura mondiale. Per dieci anni ha giocato in Serie A a livelli altissimi. Mi piaceva anche perché esultava in maniera composta. Se lo ricorda al Bernabeu? Spillo segna il 3-1 e poi alza il braccio. Stop, finita lì. Un avversario fortissimo invece è stato Eraldo Pecci, regista di intelligenza sopraffina, leggeva il gioco con tre secondi di anticipo».
Segue ancora l’Inter?
«Certo, tra campo e panchina nel settore giovanile ci sono rimasto vent’anni. Mi piace il gruppo degli italiani, da Bastoni a Dimarco. Il più forte però è Barella e sa cosa le dico? È da Pallone d’oro».
Il suo rimpianto più grande?
«Non essermi laureato in Economia e Commercio. Cioè, non mi sono manco iscritto, all’epoca era a numero chiuso. Però l’economia è sempre stata la mia passione. Posso definirmi un broker di me stesso. Anche oggi dedico 4-5 ore al giorno all’analisi in Borsa. Ho le giornate impegnatissime. Vivo a Lodi, dove sono nato. Sono l’amministratore dell’azienda agricola di famiglia. Passo il tempo con i miei due nipoti, Achille e Giulio, di dieci e otto anni. Insieme andiamo a pescare, giocano anche loro a calcio. E poi suono la chitarra per liberarmi dallo stress».
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