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Retegui, invece?
—«È un rapace d’area completo».
Antesignani reali in azzurro?
—«Direi il primo Casiraghi e, negli anni ‘70, Boninsegna. Attaccanti solidi, difficili da spostare e senza paura. Acrobatici. Retegui è forte anche di testa, come era Toni. Ma c’è un ma».
Quale?
—«Provocazione: l’altro centravanti di Spalletti è Frattesi!».
Un paradosso, ci permetta...
—«Neppure tanto: bravo a trovare i tempi giusti e a entrare in area dritto per dritto, Frattesi segna sempre perché occupa il celebre spazio a centro area. Quello creato filosoficamente da Guardiola nel Barça di Messi e Xavi».
Eppure nell’Inter il ragazzo fatica a trovar posto. Come mai?
—«Chiunque incontrerebbe difficoltà con quel trio di solisti formato da Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan».
Virata sul campionato: il Napoli resterà in pole?
—«Conte ha trovato la quadra facendo giocare insieme McTominay e Lobotka, perni fondamentali in mezzo. In attacco ci pensa Lukaku a bollare e a creare corridoi, mentre dietro ha difensori contati. Alla lunga, può patirlo».
Pregi e difetti dell’Inter? Ha già subito 9 gol...
—«L’Inter è superficiale. Ha pareggiato due partite, contro Genoa e Monza, che doveva vincere e tali disattenzioni possono costare. Ma resta la più forte».
La Juve di Motta pare granitica dietro e impotente davanti.
—«Se risolve il problema delle realizzazioni può far male a chiunque. In difesa non mi stupisce l’unica rete presa, il Bologna di Motta poggiava su un muro invalicabile. Però la palla va messa dentro, detta un po’ banalmente».
Il problema del Milan?
—«Continua a non avere equilibrio, soprattutto quando giocano Pulisic e Reijnders con le due punte».
E Fonseca? Sulla graticola una domenica sì e l’altra pure?
—«Dipende dal sacrificio tattico dei giocatori. Il tecnico c’entra poco».
Leao invece?
—«Inutile chiedergli di più. Il giocatore è questo, nel bene e nel male».
(Libero)
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