Se ho mai pensato che il mio ciclo all’Inter fosse finito? Solo quando ho fatto qualche cazzata in campo. Perché avevo un rapporto bellissimo con Moratti e con Facchetti, che per me è stato come un padre, colui che mi ha sempre protetto in ogni circostanza. Ricordo quando nel 2005 dopo l’ultima partita contro l’Empoli andai da Facchetti e gli dissi di voler rimanere per festeggiare il centenario dell’Inter perchè era il mio desiderio più grande. Lui mi chiamò e mi disse di andare a firmare perché sapeva che era un gesto importante da parte mia e che faceva un affare perché avrei firmato anche al minimo dello stipendio. Sono rimasto fino al 2010. La storia è cambiata, ho vinto un mondiale, ho rischiato di andare via prima perché non giocavo e avevo bisogno di farlo. Durante il mondiale stavo per essere ceduto quasi con il cartellino regalato al Villarreal ma non firmai perché il contratto era tutto in spagnolo quindi non lo capivo. Dopo la prima partita (ride, n.d.r), ci fu la seconda, poi la terza dove feci gol e da lì diventai titolare inamovibile fino al 2008/2009. Rimasi all'Inter e penso di aver fatto la scelta migliore per me.
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