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A proposito di tedeschi, ha visto quanto è cresciuto Bisseck?
«Non lo vedo così tanto nei titoli dei giornali, ma si inizia a parlare seriamente di lui. Adesso ha davanti dei mesi per giocare sempre di più e sono sicuro che Nagelsmann lo chiamerà: Julian si sta guardando intorno, cerca sempre le migliori risorse anche se la Germania ha centrali super come Rudiger, Tah e Koch, che sono protagonisti nelle loro squadre. Intanto, vediamo quanto Bisseck crescerà in campionato, già da questa con la Fiorentina visto che non c’è Pavard».
Quale il suo primo ricordo legato alla Viola?
«Un cartellino rosso nella festa. Era l’ultima della mia prima stagione a Milano, giugno 1989: avevamo già vinto il campionato e a San Siro si giocava per il record di punti. Mi sono fatto espellere per una piccola reazione, una cosa rara. Ricordo che anche Berti era arrivato quell’anno e proprio dalla Fiorentina: i tifosi viola non erano teneri con lui. Comunque, questa resta una grande partita con una grande rivalità, quasi un classico».
A proposito, Lothar, le piace il nuovo formato?
«Mi piace? Mi piace tantissimo... Quando mai avremmo visto un Liverpool-Real Madrid così spettacolare a novembre. Magari avremmo dovuto aspettare la semifinale o perfino la finale. Qui, invece, le partite sono tutte spettacolari e combattute come Monaco-Benfica. E poi fatemi dire una cosa importante: il gol finale dell’Aston Villa era regolare, non c’era fallo sul portiere della Juventus!»
Qualcuno dirà che lo dice da interista...
«(Ride, ndr) No, lo dico perché penso che il calcio sia ancora uno sport di contatto. Su quell’azione non bisogna neanche andare al Var».