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Mazzola: “Gianni Agnelli mi voleva alla Juve. Mi piacciono Lautaro e Barella. Suarez e Meazza…”

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L'ex calciatore nerazzurro rivela un curioso retroscena e parla dai nerazzurri di oggi e di ieri, esprimendo i suoi giudizi
Alessandro De Felice Redattore 

Sandro Mazzola, ex calciatore dell’Inter, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano La Repubblica in vista della sfida dei nerazzurri di Simone Inzaghi all’Allianz Stadium contro la Juventus, nel Derby d’Italia.

“Inter e Juve sono il calcio italiano, le squadre più grandi: mi dispiace per gli altri, ma non ce n’è. Non si chiama derby d’Italia per caso. All’andata finì 4-4, che divertimento incredibile! Però mi piace di più 1-0 per noi”.


Mazzola: “Gianni Agnelli mi voleva alla Juve. Mi piacciono Lautaro e Barella. Suarez e Meazza…”- immagine 2

La prima partita della sua vita, proprio contro la Juve. Era il 10 giugno 1961, l’ultima di Boniperti. Che incrocio.

“Avevo 18 anni, era un sabato e la mattina avevo tre interrogazioni a ragioneria per rimediare voti non belli. La mia mamma non voleva che andassi a giocare: convinsi lei e il preside. Mi presentai a scuola con la valigia di legno e dentro c’erano la maglia, i calzettoni e i calzoncini dell’Inter. Angelo Moratti aveva mandato a Torino la Primavera per protesta contro la Figc, che aveva stabilito la ripetizione di quella sfida decisiva per lo scudetto”.

Quella volta vinsero i bianconeri 9-1 e il gol nerazzurro, su rigore, lo segnò un diciannovenne di nome Sandro Mazzola. Era il figlio di capitan Valentino.

“Me l’ero fatta sotto, prima di tirare. Nessun compagno era venuto ad aiutarmi, mi sentivo solo. Finché uno di loro pulì il pallone e me lo passò. Lo appoggiai sul dischetto, guardai il portiere Mattrel e decisi all’ultimo istante di cambiare lato, così segnai”.

Boniperti smetteva quel giorno.

“Mi venne vicino, mi disse che mio papà era stato il più grande di tutti, e che forse sarei stato degno di lui”.

Fu il vostro primo colloquio, non l’ultimo.

"Boniperti e l’Avvocato provarono almeno tre volte a portarmi alla Juve. Gianni Agnelli mi offrì persino una concessionaria Fiat, e doppio stipendio rispetto a quanto prendevo all’Inter. Però la mia mamma disse: “Sandrino, se vai da quelli là, tuo padre si rivolta nella tomba”. Non potevo, naturalmente".

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Oggi l’Inter è molto più forte della Juve?

“Non lo dica, non prima della partita! Diciamo che è una squadra che sa quello che vuole, e quasi sempre lo ottiene. Mi piacciono molto Lautaro e Barella, uno che gioca più o meno dove giocavo io”.

È successo?

“Certo, ovvio, soprattutto all’inizio. Poi ho fatto la mia strada, come mio fratello Ferruccio. So che Valentino Mazzola è stato molto più forte di me, più completo. Gianni Brera mi diceva che era stato il più grande giocatore italiano della storia”.

E il più grande con cui ha giocato lei?

“Suarez. A volte sembrava sparito dal campo, ma poi entrava nel cuore delle azioni più importanti e le decideva”.

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Un mito come Meazza fu un suo allenatore. Altro interista incredibile.

“Lo spiavo anche da vecchio, volevo carpire i suoi segreti. Quando sbagliavi, ti portava a bordo campo e ti spiegava il motivo dell’errore, istante per istante. Per noi ragazzi era una leggenda. E quanto gli piacevano le donne!”.

Era un calcio di tecnica e sentimento. Oggi, invece?

“Forse troppi muscoli, ma quelli bravi lo sono sempre. Il talento e la classe vengono prima della forza fisica e delle tattiche”.

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Voi dell’Inter di Herrera sareste i più forti anche adesso?

“Ma certo! Che domande sono?”.

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