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Tanto gioco ma solo cinque punti. Perché?
«Non è stato un avvio facilissimo. Tante partite difficili, tante fuori casa (5 su 7, ndr). Ma dobbiamo continuare a lavorare su questa strada, mister e società ci supportano. I risultati arriveranno, siamo un gruppo unito e forte».
Conosceva Eusebio Di Francesco?
«Personalmente no, ma l’anno scorso, quando ero a Cagliari, l’ho seguito. Sono venuto a Venezia soprattutto per il progetto tecnico, perché la società ha molta fiducia in me».
Ha firmato fino al 2029 e ha lasciato l’Inter. Che cosa ha significato?
«So che un quinquennale è una scelta forte. All’Inter ho fatto un bellissimo percorso, ero arrivato a 13 anni, lì sono cresciuto. Ma non mi guardo indietro».
La vediamo usare bene corpo e braccia per prendere posizione e smarcarsi. Si impara o è una dote naturale?
«Questa è una cosa che ho imparato e l’anno scorso con mister Ranieri l’ho affinata lavorando spalle alla porta. Nasco trequartista, esterno, preferisco il dribbling, la sterzata, l’attacco della profondità, l’istintività. La protezione della palla l’ho costruita nel tempo».
Cos’altro le ha lasciato Cagliari?
«Esperienza bellissima, abbiamo raggiunto l’obiettivo insieme proprio come dobbiamo fare quest’anno. Ranieri mi ha insegnato un sacco di cose, per me era il primo anno in Serie A e non era facile. Gli sono grato».
Domenica con l’Atalanta incrocerà Ruggeri.
«Carissimo amico e compagno. Come del resto Filip Stankovic, che ho ritrovato a Venezia. Io e lui siamo indivisibili».
Come è stato giocare al Volendam, in Olanda?
«Un’esperienza fondamentale. Consiglio a tutti di andare all’estero, impari una nuova cultura e un nuovo calcio. Puoi sbagliare e crescere».
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