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Orlandi (Ag. Bartoli e Merlo): “Calcio femminile in crescita in Italia, l’obiettivo è…”

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Le dichiarazioni dell'agente di alcune calciatrici dell'Inter Women: Bartoli, Merlo, Pavan, Piazza e Tomaselli
Alessandro De Felice Redattore 

Quando si parla di innovazione e visione nel calcio femminile italiano, il nome di Alessandro Orlandi emerge come uno dei più rilevanti. Fondatore di Assist Women, agenzia leader nel settore, Orlandi è tra coloro che hanno saputo credere in questo movimento ben prima che esplodesse a livello nazionale ed europeo. In un'intervista concessa a Fanpage, ha raccontato il percorso che ha portato la sua realtà a essere protagonista della crescita del calcio femminile.

Tra i risultati più recenti, il trasferimento internazionale di Arianna Caruso alla corte del Bayern Monaco, dopo aver già segnato traguardi storici con calciatrici come Elena Linari e Giulia Dragoni in Spagna e Aurora Galli in Inghilterra. Assist Women non si limita a rappresentare campionesse: investe nella loro crescita personale e professionale, con l’obiettivo di renderle esempi positivi anche fuori dal campo. Un approccio che ha conquistato la fiducia di numerose protagoniste, in Italia e all'estero. In particolare, Orlandi ha in procura cinque giocatrici di spicco dell'Inter Women: Elisa Bartoli, Beatrice Merlo, Matilde Pavan, Alessia Piazza e Martina Tomaselli, a testimonianza dell’impegno nel sostenere talenti di altissimo livello nel nostro campionato.


"Sicuramente abbiamo creduto insieme alle calciatrici in qualcosa di non visibile oltre 10 anni e in Italia siamo stati la prima agenzia ad investire concretamente nel calcio femminile. All'estero purtroppo no, anche se oggi siamo tra i principali player internazionali, ci sono molte realtà straniere che lavorano da tantissimi anni nel settore. Molte di queste indubbiamente sono state agevolate da paesi più attivi nel calcio femminile, come cultura e storicità. La nostra attività nasce come azienda di servizi per lo sport nel 2010, quindi non come semplici procuratori o agenti: non c’è mai stato un concetto legato al singolo, ma abbiamo sempre agito come azienda e pensato come una famiglia".

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Tutto nasce in parallelo alla tua conoscenza del calcio in generale?

"Sono un ex atleta poiché ho giocato un po' di anni nel calcio professionistico nazionale tra Novara e Pro Vercelli. che ai tempi si alternavano tra Serie B e Serie C. Perciò la mia è un'estrazione di campo, pratica, non un'estrazione accademica o teorica. Soprattutto in un settore dove tante realtà proseguono forzatamente per dinamiche familiari o di parentela nel settore, ritengo invece che questo tipo di attività, te la devi sentire veramente dentro".

Cosa serve per portare avanti un certo tipo di lavoro?

"È fondamentale avere quell'empatia, quella generosità d’animo e quel linguaggio comune con gli atleti, conoscere certe sensazioni che un corso o che il classico nepotismo all’italiana non ti potranno mai dare. Certe situazioni le devi aver vissute, le devi percepire dentro, calcio maschile o femminile che sia, è la stessa identica cosa, senza differenze".

Cos’è Assist Women e come nasce?

"A 19 anni inizio la mia attività fuori dal campo, fondando Studio Assist & Partners e 5 anni dopo apriamo all'interno dell'azienda un’area, in quel momento sperimentale, dedicata al calcio femminile. La nostra visione proveniva ovviamente dall'estero, seguendo lo sviluppo e l’evoluzione che erano in atto in altri paesi come il Regno Unito, la Spagna e gli Stati Uniti (la culla del calcio femminile a livello mondiale)".

La vostra visione ha preso piede in Italia

"Abbiamo diversificato la nostra attività ma soprattutto abbiamo voluto creare qualcosa di nuovo in Italia, sfruttando l’efficacia dei servizi già in atto da 5 anni nel calcio maschile, con la stessa identica attenzione ma personalizzati sul contesto del calcio femminile che in Italia era dilettantistico in quel periodo storico. Il costante impegno e l’evoluzione del settore, ci hanno portati nel 2020 alla nascita di Assist Women, un’azienda dedicata completamente alle atlete e ai servizi nel calcio femminile. Questo sviluppo, per noi è stata una soddisfazione impagabile e abbiamo ancora tante cose interessanti da sviluppare".

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Qual è la vostra mission?

"Come dico sempre, lavoriamo con delle persone e non con delle merci, questo è sempre stato il concetto di base. Dobbiamo lavorare con empatia, focalizzandoci sull’interiorità della persona, sull’animo di ognuna di loro e partendo dai valori che hanno nel proprio DNA. In questo lavoro la capacità di mettersi nei panni del prossimo, è fondamentale per ottimizzare il percorso di vita e di carriera di ogni atleta. Lo sviluppo sportivo e professionale è semplicemente una diretta conseguenza della crescita personale di ognuna di loro".

È una visione ad ampio raggio.

"È un settore di business sicuramente in forte ascesa, ma non siamo mossi da questo o alla caccia dei numeri per i bilanci di fine anno, altrimenti non avremmo nemmeno iniziato olnel lontano e ignoto 2015… Con i nostri atleti non c’è mai stato lo scopo di creare una popolarità da ostentare che poi non risultava coerente con la persona con cui stiamo lavorando. La nostra mission è quella di cercare in loro i valori e lavorare in maniera tale da ottimizzare quello che loro hanno già in loro stessi".

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Ricorda la prima calciatrice ingaggiata?

"Sì, le prime. Aurora Galli, Elena Linari e Lisa Boattin. Un passo alla volta e a braccetto, Aurora è poi diventata la prima calciatrice italiana a giocare in Premier League, Elena la prima a vincere una Liga Spagnola con l’Atletico Madrid e Lisa ad essere una delle giocatrici più vincenti in Italia, oltre ad essere l’attuale capitano della Juventus neo scudettata".

Una grande soddisfazione.

"Sicuramente tutte storie di successo ma la principale soddisfazione è quella di aver condiviso con loro tutta la carriera, partendo da una situazione dilettantistica a tutti gli effetti fino ad arrivare anno dopo anno alla notorietà di soddisfazioni nazionali ed internazionali. Sono storie vincenti che sicuramente hanno segnato la storia del movimento femminile italiano e che hanno spaccato i primi mattoncini di un muro fatto di diffidenza, ignoranza culturale e stereotipi, prettamente legati al nostro paese".

Oggi lavorate con tante calciatrici importanti in Italia e anche all’estero.

"Io dico sempre che la ricetta del nostro lavoro è sempre stata quella di creare un mix ben bilanciato tra un'azienda e una famiglia. Una famiglia vuol dire che deve prevalere sempre e comunque il noi, quindi quell'unione che si fonda su degli aspetti umani e morali, quella volontà, voglia e piacere di prendersi per mano, ambendo a qualcosa che è più alto e più importante rispetto a quello che è il semplice passato o presente".

Come si gestiscono?

"Trasparenza, affetto e genuinità sono le basi. L'altro 50%, chiaramente fondamentale, riguarda l'aspetto professionale, quindi le attività quotidiane dell'azienda. Dobbiamo agire con competenza, onestà, conoscenza della materia e soprattutto col tempismo ideale in determinate situazioni".

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Qual è oggi la differenza salariale col calcio maschile?

"Anno per anno la situazione sicuramente è in crescita, perché l’aumento dell'interesse verso il calcio femminile, permette un’evoluzione culturale e anche generazionale nel nostro paese, migliorando inoltre le strutture a disposizione degli atleti e del pubblico, generando così un favorevole meccanismo a catena. Aumentando gli interessi, cresce la visibilità (mediatica e televisiva) e di conseguenza la credibilità del movimento, attraendo potenziali nuovi investitori e sponsorizzazioni anche dall’esterno".

E così sta avvenendo anche la crescita salariale?

"Sta avvenendo una crescita salariale per le calciatrici; è normale che il pubblico medio ha negli occhi gli stipendi faraonici dei top player internazionali, allora la differenza salariale puó essere davvero notevole. Ma nel momento in cui si parla della normalità, allora mi sento di sfatare questo tabù, poiché non c'è più una differenza così drastica. Per fare un esempio, tante giocatrici internazionali hanno introiti economici superiori a parecchi calciatori di Serie A, dati non solo dalla componente stipendio ma anche dall’utilizzo della propria immagine per iniziative mediatiche e pubblicitarie con le aziende".

Perché è importante mettere in evidenza le calciatrici anche attraverso gli spot pubblicitari?

"Come dico spesso, senza una corretta visibilità non c’è credibilità. È sicuramente una via per far crescere ulteriormente il movimento e far crescere la notorietà delle principali protagoniste. Nel momento in cui c'è la volontà da parte di un'azienda o di un media di investire su una calciatrice in termini di immagine o di comunicazione, è fondamentale avere ben chiaro quello che è il forte impatto valoriale che può passare tramite questa persona. Sicuramente è più facile veicolare questi messaggi tramite il calcio femminile, rispetto all’ormai saturo calcio maschile".

Hai mai sentito qualche calciatrice che si lamentasse di una differenza sostanziale col calcio maschile?

"Le calciatrici hanno sempre visto e vissuto il calcio maschile con rispetto e con ammirazione sportiva, quindi non c’è mai stata questa rivalità. Gli esempi o idoli di molte di loro sono proprio i calciatori stessi. Semmai la derisione e l’accanimento sono sempre avvenute all’opposto.”

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Crede che il movimento femminile nel calcio possa arrivare ai livelli di quello maschile?

"Se pensiamo agli Stati Uniti dove la situazione è quasi contrapposta, nella quale il calcio femminile, è percepito come più importante e considerato rispetto a quello maschile, non dico di arrivare a tanto, ma di provare ad arrivare perlomeno a una parità di considerazione e soprattutto di rispetto. Quello è l'obiettivo, ovvero augurarci che l'Italia arriverà finalmente a quel giorno, soprattutto per un fattore culturale e legato alla crescita delle nuove generazioni, indipendentemente dalle cifre in ballo. Dobbiamo continuare a crederci, ma già così, avremmo fatto un passo da giganti rispetto al passato..".

Oggi come si invoglia una bimba ad avvicinarsi al calcio, qual è il primo approccio da fare sin da piccolissima?

"È uno dei nostri obiettivi, ovvero creare nuovi modelli di successo a livello di sport femminile. Nel momento in cui abbiamo la possibilità di raccontare e moltiplicare queste storie di successo, la notorietà delle atlete coinvolte le renderà chiaramente più visibili e attraenti. L’immagine vincente di una calciatrice professionista, si trasforma in un modello affascinante da seguire per le nuove generazioni. Ma al tempo stesso, i valori sani e l’integrità percepiti in queste ragazze, le rendono più credibili e piacevoli agli occhi delle famiglie. Solo così giocare a calcio, anche qui in Italia, per una bambina sarà una cosa normale".

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È il vostro obiettivo principale.

"È uno dei nostri primi obiettivi da sempre, creare valore. Quindi il fatto di far brillare gli occhi alle bambine di oggi, creerà le nuove calciatrici vincenti del domani”.