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“Meglio ancora: la definirei la partita dell’amore. Silvio era e sarà sempre amore, l’ha avuto per tutti. Per il Milan, incondizionato. Per il Monza, per il mondo del calcio, per gli avversari. Ha sempre insegnato ai ragazzini il rispetto per gli altri. Ha fatto molta beneficenza, ma sempre a condizione dell’anonimato”.
Berlusconi, Galliani: il nome di Maldini viene quasi da sé.
“Daniel è la consacrazione della bandiera. E’ come intendeva Silvio il sentimento calcistico. E’ molto bello che si sia iniziato col Milan e si sia arrivati fino al Monza, grazie anche al savoir faire di Paolo Scaroni e del Milan, che lo ha liberato per una cifra irrisoria. Un atto di generosità bello da vedere”.
L’intenzione è quella di tenerlo con voi?
“Una sua cessione non è nei programmi, vorremmo tenerlo, ma nella logica del calcio di oggi e di un determinato percorso economico, bisogna eventualmente essere pronti anche a sacrificare qualche giocatore. D’altra parte abbiamo già dovuto cedere giocatori come Di Gregorio, Colpani, Carlos Augusto”.
Provocazione: lei ce lo vedrebbe Daniel all’Inter? E’ una voce che ogni tanto si affaccia…
“Sarebbe una bestemmia. Già è stato doloroso vendere Di Gregorio alla Juve, lui è stata la scoperta più bella”.
Ibra super consulente che effetto le fa?
“C’è stata la volontà mediatica di dargli un ruolo da parte della proprietà americana. Una figura che evidentemente pensavano mancasse. Un frontman. Ma credo abbia ancora buoni margini di miglioramento…”.
Planiamo sul calcio giocato: si aspettava una partenza così complicata quest’anno?
“In fondo sì, rientra nella logica delle cose dopo le cessioni che abbiamo fatto. Però la squadra dà abbastanza garanzie di gioco”.
E qui si arriva a un altro emblema del milanismo: Nesta.
“E’ un personaggio che piaceva a Silvio. Nesta ha fatto la storia del Milan, indubbiamente. L’unica cosa che mi permetto di suggerire, sempre nel rispetto dei ruoli, è di smetterla con questo tiqui-taka. Parlo anche in generale. A me piace il gioco verticale, ricorrere al lancio lungo non è commettere peccato. E noi abbiamo Djuric che le prende tutte”.
Altro tema del momento: lo stadio rossonero. Vale la pena lottare per San Siro o meglio virare definitivamente su San Donato?
“Il milanista ha vissuto troppe serate magiche a San Siro. Se ci fosse la bacchetta magica per farla diventare un’operazione commerciale come si deve, dico diecimila volte San Siro. Non c’è partita. Ma solo se riuscisse a soddisfare le esigenze finanziarie del club”.
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