Intervistato da Sportweek, l'attaccante del Genoa Andrea Pinamonti ha parlato del suo passato interista e del suo rapporto con Mauro Icardi:


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Pinamonti: “Icardi come Balotelli, etichettato per quello che non è. Ecco cosa ha fatto per me”
Sei ancora in tempo a costruirti una carriera importante, come sembrava possibile dopo il tuo esordio in Europa League con l'Inter nel 2016, a 17 anni?
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«Secondo me sì. Sono dell'idea che, quando uno lavora nel modo giusto, con costanza e sacrificio, prima o poi deve raccogliere qualcosa. Arriverà il mio momento e riuscirò a impormi anche in un grande club».
Pioli, che ti ha allenato all'Inter, disse di te: "Ha l'umiltà giusta, la serietà, la testa sulle spalle". In qualche momento avresti dovuto essere più sfrontato, sfacciato?
«Sì. Sono sempre stato visto come il bravo ragazzo, e lo apprezzo: i miei mihanno insegnato a essere umile. Però nella vita, e dunque nel calcio, il cosiddetto "bravo ragazzo" passa per quello che puoi trattare come vuoi, tanto non dice nulla, non risponde, non si ribella. Io credo di avere invece la personalità per chiedere spiegazioni quando qualcosa non mi convince, ma è vero che bisognerebbe essere più figli di buona donna, perché tutti lo sono con te e di conseguenza se non lo sei anche tu vaia perderci».
Quarto interista più giovane di sempre a esordire in prima squadra. Poi che è successo?
«Quando esordisci così giovane è bello, però si creano delle aspettative basate sul niente. Ho iniziato un giro di prestiti che da una parte mi ha aiutato a uscire dalla comfort zone dell'Inter, dall'altra mi ha impedito di continuare a far parte di un progetto al cui interno avrei potuto crescere, sfruttando la presenza di tanti compagni forti. Invece, i continui cambiamenti e il dover adattarmi ogni volta a un nuovo ambiente qualcosa mi hanno sicuramente tolto».
Hai detto una volta che Mauro Icardi all'Inter ha fatto tantissimo per te.
«In Primavera dormivo in convitto, una volta in prima squadra dovevo cercarmi casa. La trovo, ma veniva pronta dopo due settimane. Mauro mi chiama e dice: "Non voglio farti spendere i soldi dell'hotel. Di fronte a dove abito ho un appartamento che uso per parenti e amici. Ora è libero, te lo lascio a disposizione e non mi devi niente." Non solo: poiché non avevo la patente, ogni mattina passava a prendermi per andare all'allenamento. Insomma, lui era il capitano dell'Inter, io un ragazzino, eppure mi ha trattato alla pari. Avrà visto qualcosa in me che gli piaceva... Gli sarò per sempre grato».
Lo senti ancora?
«Sì. Icardi è sempre stato etichettato per quello che non è, un po' come Balotelli, che al Genoa si è dimostrato un bravissimo ragazzo, molto umile e capace di andare d'accordo con tutti».
Quante volte hai sognato di prendere il posto di Icardi all'Inter con quella maglia numero 9?
«Lo vedevo come l'esempio perfetto del centravanti, avrei voluto tutto di lui. Devo finire il mio lavoro al Genoa, ma sono sicuro che riuscirò a mettermi alla prova a un livello più alto. Voglio diventare un giocatore importante in una squadra im-portante. E non penso sia presunzione».
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