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A suo avviso il derby sarà un’occasione per attirare oltreché un nuovo pubblico anche l’interesse di giovani calciatrici?
«Sicuramente sarà una vetrina notevole. Rispetto a quando ho iniziato, otto anni fa, a lavorare nel calcio femminile l’interesse delle bambine e delle ragazze è triplicato».
Come cambia l’approccio con uno spogliatoio di ragazze?
«Mia moglie dice che da quando lavoro nel femminile sono diventato meno nervoso. Rispetto ai maschi, trasmettono più tranquillità».
La difficoltà invece rispetto a un gruppo di uomini?
«Convincerle della necessità di utilizzare metodologie di lavoro o applicare concetti tattici diversi rispetto a quelle cui erano abituate. Magari all’inizio fanno più resistenza».
Le farfalle nello stomaco sono le stesse della vigilia dei derby da giocatore?
«Ho giocato tanti anni nel Piacenza, i miei derby erano con la Cremonese. All’epoca entravo in campo e potevo incidere, adesso puoi solo trasmettere i tuoi principi alle ragazze».
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