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Dica pure.
«Beh, a rigor di logica e osservando gli investimenti, ci sarebbero altri club che dovrebbero lottare per lo scudetto. Penso all’Inter, al Milan, alla Juventus, al Napoli, alla Roma. Tutte società che hanno speso molto di più dell’Atalanta sul mercato. E però, per fortuna, il calcio non si fa soltanto con i soldi, ma con le idee. E a Bergamo di idee ne hanno parecchie, e quasi tutte buone».
Rispetto alla passata stagione che cosa è cambiato?
«La vittoria nell’Europa League, trofeo che nessuna squadra italiana aveva mai conquistato in più di vent’anni, ha dato nuove energie al gruppo e ha portato la consapevolezza della propria forza. Non vinci a Liverpool o in finale contro il Leverkusen se non hai valori tecnici e morali».
Un giocatore che la sta sorprendendo?
«Retegui. È capocannoniere del campionato. Arrivato all’ultimo momento, dopo l’infortunio di Scamacca, si è subito integrato. È sempre inserito bene nel gioco, segna in tutti i modi e i compagni lo servono. Ma il vero uomo decisivo dell’Atalanta è un altro».
Chi?
«Gasperini. Lui è un autentico maestro. Insegna calcio, aiuta i giocatori a crescere, li stimola, li allena tantissimo e da ognuno di loro ottiene il massimo. È uno stratega, fa applicare un calcio internazionale alla sua squadra e con le sue mosse, penso all’uno-contro-uno in ogni zona del campo, ha dato coraggio».
Quali sono gli ostacoli?
«Il primo: la mancanza di esperienza. È abituata a stare nelle parti alte della classifica, ma non proprio al vertice. A volte, stare lassù può essere logorante. Il secondo è rappresentato dal doppio impegno: giocare campionato e Champions è complicato. Serve un gruppo solido e servono ottimi ricambi. Ma ho fiducia in Gasperini, tanta. E poi l’Atalanta che vince il titolo sarebbe una gioia per tutti, perché diverte e possiede il gusto per il gioco»
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