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Il secondo motivo di difficoltà?
«Dal Milan si pretende sempre il massimo, l’ambiente fibrilla, vuole i risultati, lui non ha tempo per preparare la squadra e così rischia di andare allo sbaraglio. Però credo che, dato il carattere, possa riuscire a farcela. A una condizione precisa».
Quale?
«I dirigenti devono supportarlo in tutto e per tutto. Non mi stancherò mai di spiegare che i successi partono dalla società, dalla sua organizzazione, dalla sua visione e dalla sua storia. Nello specifico mi pare di poter dire che il Milan ha sbagliato quando ha preso Fonseca: veniva da esperienze non esaltanti, non c’era la massima fiducia nei suoi confronti. E i guai, a valanga, sono arrivati...».
Quale sarà la sua prima mossa?
«Conoscere il materiale umano che ha a disposizione. E badate che parlo di “materiale umano” e non di “materiale tecnico”. Sergio, prima di tutto, deve rendersi conto degli uomini con cui avrà a che fare. Dovrà capire se sono affidabili o meno. Io mi auguro che lo siano. E dovrà stimolare chi finora non ha avuto un rendimento all’altezza delle aspettative».
Si riferisce a Leao e a Theo Hernandez?
«I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli, ma nel gruppo del Milan ci sono diversi giocatori che non hanno reso al massimo. Sergio è un uomo che ha le idee chiare e sono certo che queste idee le spiegherà per bene a tutti: toccherà poi ai giocatori farle proprie. Perché qui bisogna essere onesti: se andasse male anche Conceiçao, che cosa facciamo, mandiamo via pure lui? Non sarà mica sempre colpa degli allenatori se i risultati non arrivano, no?».
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