Arrigo Sacchi, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha elogiato senza mezzi termini Simone Inzaghi, nonostante la recente eliminazione dalla Coppa Italia: "Mi chiedo, dopo quello che si è visto nelle ultime stagioni: come si può discutere Simone Inzaghi? Il mondo del calcio, a volte, è incomprensibile".


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Sacchi: “Come si può discutere Inzaghi? Prima fenomeno, ora asino? So che Marotta…”
Il suo giudizio su Inzaghi è positivo, ci spiega le ragioni?
"Simone, oltre che una bravissima persona, è un ottimo allenatore che, nel corso degli anni, ha dimostrato di sapersi migliorare attraverso lo studio e l'impegno. È primo in classifica in A, si giocherà la semifinale di Champions con il Barcellona, perché non dovrebbe avere giudizi positivi?".
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Ha perso con il Milan, uscendo dalla Coppa Italia, e la squadra non sembra brillante come qualche mese fa: questo sostengono i suoi critici.
"Riavvolgiamo il nastro: dopo la vittoria a Monaco contro il Bayern era un fenomeno e 15 giorni dopo, più o meno, è diventato un asino? Mettere sul banco degli imputati un allenatore perché ha perso un paio di partite non rientra nel mio modo di pensare. Poi ci possono anche essere degli errori che sono stati commessi, ci mancherebbe altro. Ma io, a quelli che ora si lamentano, domando: vi è mai capitato di sbagliare o voi siete perfetti? Errare humanum est, e mi pare che nessuno possa ritenersi immune".
Altra critica, il turnover esagerato.
"Se l'ha fatto significa che ne aveva bisogno. Non conosco allenatore che si tira la zappa sui piedi. Certo, magari le seconde linee dell'Inter non sono allo stesso livello dei titolari. Ma non conosco squadre, in giro per l'Europa, in cui la qualità delle riserve è simile a quella dei titolari. Nemmeno il Real Madrid... È logico che Frattesi non sia Barella, che Asllani non abbia la classe di Calhanoglu o che Taremi non incida come Thuram. Quando si giocano tante partite come ha fatto l'Inter in questa stagione, bisogna prendersi questi rischi".
Che cosa apprezza in lui?
"Prima cosa: ha dato un gioco chiaro all'Inter. Un bel gioco, aggiungo. I nerazzurri vanno in Champions e raccolgono complimenti. Ciò significa che questo stile sta aiutando tutto il calcio italiano a evolversi. Seconda cosa che apprezzo di Simone: il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno, studiando, analizzando, dando l'anima per il lavoro che fa. Quando è arrivato dalla Lazio era un allenatore, adesso è un altro: ha saputo costruire il suo futuro, ha progredito, non è rimasto fermo sulle sue posizioni".

Crede che possa centrare il cosiddetto «double», scudetto e Champions League?
"Ne ha tutte le possibilità. Ha un gruppo di giocatori di alto livello, bravi tecnicamente e molto esperti. Si tratta soltanto di recuperare un po' di energie fisiche e mentali che, magari, si sono perse per strada con i tanti impegni che hanno dovuto sostenere. Ma la forza dell'Inter non è in discussione. Chiedetelo a quelli del Barcellona se sono contenti o se sono preoccupati dovendo affrontare i nerazzurri. Io sono convinto che il Barça e il suo allenatore non siano per nulla tranquilli".
Dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia, che qualche scoria l'ha lasciata, che cosa si deve fare?
"Quello che ha fatto la società nerazzurra. Far capire a tutto l'ambiente che la fiducia nell'allenatore e nei giocatori è immutata. Ma questa mossa dirigenziale non mi stupisce, perché il presidente nerazzurro è Beppe Marotta: siamo amici da una vita, so come la pensa. Una curiosità, se posso...".
Prego.
"Ma se poi l'Inter vince davvero scudetto e Champions League, o anche uno solo dei due titoli, Simone Inzaghi torna a essere un fenomeno o resta un allenatore da criticare?".
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